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Il responsabile della Protezione Civile Carlo Tansi

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COSENZA – Le piogge si avvicinano, è inevitabile. E in Calabria, dopo una disastrosa stagione dominata dagli incendi, la situazione non è delle migliori. Lo ha ribadito qualche settimana fa la Protezione Civile, mettendo in allerta 82 Comuni calabresi (LEGGI LA NOTIZIA) dove il rischio frane è notevolmente aumentato dopo che le fiamme hanno ridotto in cenere i versanti più esposti.

Ora tocca principalmente alle amministrazioni e alle Province tentare di arginare il problema, mettendo in sicurezza il territorio, analizzando i canali, tenendo pulite tutte quelle aree di potenziale disastro. Ne abbiamo parlato con il capo della Protezione Civile, Carlo Tansi.

Con le piogge alle porte e l’allerta ai Comuni è stato fatto un primo passo sul piano della prevenzione A che punto siamo?

«Da metà ottobre renderemo operativa la nuova direttiva sull’allerta meteo. Ci metteremo al pari delle regioni del Nord utilizzando un sistema differente rispetto ad oggi. Sarà maggiormente semplificato, con allerte per “colore”. Ma quello che è davvero necessario, e che ci stiamo attrezzando a fare, è un corso intensivo di Protezione civile rivolto ai sindaci. Bisogna capire che gli amministratori sono i primi responsabili dei territori. Eppure spesso non hanno contezza delle loro prerogative, al di fuori della politica. Invece dovrebbero capire che hanno ruoli di protezione civile e dovrebbero svolgere attività precise. Dovrebbero controllare il territorio, analizzare lo stato delle aree in zona R3 e R4 (quelle maggiormente esposte al rischio ndr) e controllare potenziali aree di frana e alluvione. Quello che dovrebbero capire è che non bisogna fare come a Livorno, dove si è chiaramente sottovalutato il problema. Un allerta giallo può provocare dei morti, così come l’allerta rosso non genera per forza disastri. Dipende dai territori. Un esempio: se fossi sindaco di Zumpano andrei a monitorare l’area della frana mentre a Cosenza osserverei soprattutto alcune aree del centro storico».

Parlava di riforma del volontariato in Calabria.

«Fino ad oggi l’intero sistema era imbrigliato dalla politica. Per entrare nella rete di volontariato c’erano dei test complicati che chiaramente erano fatti per far entrare gli amici. Abbiamo eliminato questi test ma abbiamo chiesto la certificazione antimafia per tutti. Test eliminati a patto che ci siano specializzazioni con corsi di base. Così adesso abbiamo volontari per il soccorso alpino, anti incendio, soccorso in caverna, eccetera. Fino ad oggi abbiamo specializzato più di 600 persone. A breve ne prepareremo uno sullo spegnimento degli incendi. Con questo sistema capillare cerchiamo quindi di racchiudere tutti i nostri ambiti. E poi c’è il sistema Easy alert, l’app messa a regime questa estate. Qui entrano in gioco anche i cittadini che possono segnalare i rischi e le situazioni di pericolo. Tutto questo arriva alla nostra sala operativa e a tutti gli attori in gioco: Vigili del fuoco, Calabria verde e altri».

E i piani di emergenza?

«A metà mese presenteremo tutto. Su 408 Comuni ne abbiamo redatto 404. E il 100% di questi sono informatizzati e mezzi in rete. Sappiamo dove sono i punti di soccorso, le aree di raccolta. Abbiamo tutti questi dati. Tutto questo serve soprattutto ai cittadini. Se abiti in una zona R4, magari in prossimità di un fiume, hai tutto il diritto di sapere come agire in caso di alluvione. L’esempio è sempre quello di Livorno: chi abita nei sottoscala deve sapere che per quel giorno, con rischio alluvione, deve lasciare le proprie case o dormire su piani più alti. E’ fondamentale». 

LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE AL RESPONSABILE CALABRESE DELLA PROTEZIONE CIVILE CARLO TANSI NELL’EDIZIONE CARTACEA IN EDICOLA OGGI

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