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Per un sesto elemento è scattato l’obbligo di dimora
SOVERATO (CATANZARO) – In pochissimi minuti riuscivano a portare via un’autovettura, entrando in azione in tutta la fascia del Soveratese nonostante alcuni di loro fossero sottoposti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Catanzaro.
Sono stati i carabinieri della Compagnia di Soverato a bloccare il continuo furto di auto con l’operazione “Take away” che ha permesso di eseguire sei misure cautelari per furto aggravato di autovetture e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. I provvedimenti sono stati notificati a Catanzaro nei confronti di esponenti di etnia rom. Si tratta di Domenico Amato, 29 anni; Antonio Berlingieri, 24, Alessandro Bevilacqua, 32, Maurizio Passalacqua, 45, Alfonso Russo, 21, tutti sottoposti alla custodia cautelare in carcere, mentre per un altro 31enne è scattato l’obbligo di dimora nel comune di Catanzaro.
VIDEO: I FURTI DI AUTO E L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI
L’attività d’indagine, svolta dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Soverato e dalle Stazioni di Satriano e Soverato, ha consentito di fare piena luce su una serie furti di auto.
Attraverso un analitico lavoro di riscontro, grazie anche ad immagini estrapolate da vari sistemi di video-sorveglianza, sono stati ricostruiti numerosi furti. La banda, dopo aver preliminarmente individuato l’obiettivo, arrivava sul luogo del furto a bordo di un’autovettura, eseguiva un primo transito e, poco dopo, si accostava a breve distanza. Il furto durava quindi pochissimo tempo, per una prima persona forzava e apriva la serratura dell’autovettura in 4-6 secondi, quindi sbloccava la chiusura del cofano del vano motore e manometteva il blocco d’accensione dell’autoveicolo. Il complice, con una centralina, apriva il cofano del vano motore e la installava in modo da bypassare quella già presente, quindi una terza persona rimaneva alla guida della loro autovettura per precedere l’auto rubata nella fuga.
Nella maggior parte dei casi, a distanza di pochi giorni dal furto, le vittime denunciavano il “ritrovamento accidentale” delle autovetture rubate, per cui gli inquirenti non escludono che sia stata messa in atto la tecnica estorsiva del “cavallo di ritorno”.
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