I funerali di Leadro Celia
1 minuto per la letturaPETRIZZI – «Fa malissimo vedere tanti ragazzi piangere». Così Monsignor Gregorio Montillo, vicario dell’Arcivescovo Vincenzo Bertolone, durante un’omelia complicata da pensare e pronunciare: quella per funerali di Leandro Celia, tredicenne morto l’8 marzo scorso sui binari della ferrovia all’altezza di Soverato (LEGGI LA NOTIZIA CON FOTO E VIDEO). La chiesa matrice del piccolo borgo del soveratese è gremita di gente.
C’è tutta la comunità locale, c’è la scuola media “Ugo Foscolo” che Leandro frequentava, ci sono le sue amiche ed i suoi amici. Naturalmente ci sono i genitori e i familiari, straziati dal dolore. E ci sono anche tanti giornalisti e telecamere, per una morte che è subito diventato un caso, ma che non si sottrae alla drammatica sofferenza che questi episodi provocano.
LA VERSIONE DEL LEGALE: NESSUN SELFIE
E proprio questo dolore, prima con difficoltà in parte trattenuto dai compagni e dagli amici di Leandro, esplode in tutta la sua potenza straziante quando, alla fine della cerimonia funebre, si legge un tema del povero Leandro, si leggono frasi a lui dedicate da chi stava a lui più vicino.
Un coro di lacrime e pianti, che si protrae anche durante il corteo fino al cimitero di Petrizzi. Subito, all’uscita dalla chiesa, un saluto a Leo con i palloncini bianchi e azzurri lanciati in aria, su in cielo.
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