Le armi sequestrate a Lamezia Terme
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – Avevano una mitraglietta “Uzi”, numerose pistole ed oltre due chilogrammi di stupefacente, ma sono stati scoperti ed arrestati dai carabinieri. Si tratta di due giovani di Lamezia Terme, Saverio Torcasio, 30 anni, e Pasquale Caligiuri, 29, accusati di detenzione abusiva di armi clandestine e armi comuni da sparo, detenzione abusiva di munizionamento, ricettazione e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Sono stati i Carabinieri della compagnia di Lamezia Terme, durante un servizio di controllo del territorio, in prossimità di via Foderaro, incrocio via delle Betulle, a notare i due giovani mentre si intrufolavano in un locale. I militari sono entrati nel locale ed hanno bloccato ed identificato i giovani, che sin da subito hanno mostrato una particolare tensione. Gli accertamenti hanno permesso di verificare che l’immobile era utilizzato come studio tecnico di Torcasio, quindi è stata avviata la perquisizione fino ad individuare una piccola botola ricavata nel controsoffitto. Aperta la botola è stato rinvenuto un borsone di tela nero con un vero e proprio arsenale.
All’interno c’era, infatti, una mitraglietta “Uzi” clandestina, probabilmente proveniente da qualche Paese dell’est Europa, completa di caricatore con 32 colpi pronta ad essere adoperata, 3 pistole semiautomatiche e 2 revolver. Le armi, accuratamente maneggiate per essere poi sottoposte ad accertamenti balistici e dattiloscopici, nonché per provare il loro eventuale utilizzo in altri delitti, erano in perfetto stato di conservazione, provviste di caricatore e relativo munizionamento.
All’interno del nascondiglio c’era anche un dispositivo elettronico per la rilevazione di allarmi e un ingente quantitativo di stupefacente. Quasi due chilogrammi di marijuana e più di un chilo tra cocaina ed eroina purissime, pronte per essere tagliato, pesato con i due bilancini rinvenuti, e venduto al dettaglio. I due ragazzi sono stati dichiarati in stato di arresto e tradotti successivamente presso la locale casa circondariale di Catanzaro.
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