Il siriano arrestato a Catanzaro
2 minuti per la letturaL’uomo era già stato arrestato nel 2014 perchè scafista di uno sbarco di migranti
CATANZARO – I finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno arrestato un uomo siriano indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale. L’uomo già in precedenza era stato detenuto presso il carcere di Rossano per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il terrorista, appartenente al fronte jabhat Al Nusra (il ramo di Alqaeda attivo in Siria e Libano), era entrato in Italia a seguito dello sbarco di migranti avvenuti sulle coste del Crotonese del 14 settembre 2014. Le indagini dell’epoca consentirono di individuarlo quale responsabile nella organizzazione e successiva conduzione dell’imbarcazione ma i successivi accertamenti hanno indotto i magistrati di Crotone a stralciare la sua posizione ed interessare la Dda di Catanzaro competente per i reati in materia di associazioni con finalità di terrorismo. Le indagini si sono incentrate soprattutto su circa un milione di files estrapolati da notebook, diversi dispositivi mobili e varie sim telefoniche nella disponibilità dell’uomo.
Sono venuti fuori foto e video dai quali, grazie anche a un interprete di lingua araba, è emersa la volontà dell’indagato ad operazioni di martirio, la sua partecipazione al fronte jabhat Al Nusra, la grande disponibilità di armamenti bellici da parte dei miliziani di cui era membro insieme al fratello. Nelle chat l’indagato riportava notizie sulle vicende di combattimento specificando di averle ricevute dai miliziani rivoluzionari, dichiarava la sua volontà di vendetta per lo stato in cui era costretta la Siria (il fronte della jabhat Al Nusra combatte contro il governo di Bashar al-Assad) e di trovarsi in una zona di guerra, verosimilmente, insieme ai ribelli nelle città di Adleb e Hama, come pure approvava l’iniziativa dei cinquanta miliziani che, per la causa, erano disposti al martirio per mietere più vittime tra i nemici nell’offensiva per l’occupazione e controllo dell’aeroporto della città di Hama in Siria.
In tutte le occasioni in cui c’è stato uno scambio di foto che riprendevano i miliziani in armi, lo stesso manifestava la preoccupazione che detto materiale compromettente potesse finire nelle mani del nemico (ossia il governo siriano) e ne chiedeva la cancellazione a visualizzazione avvenuta.
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Inoltre, i finanzieri sono riusciti ad estrapolare immagini, che erano state cancellate, che ritraevano l’indagato in posa con una granata da mortaio, vestito della tipica tenuta nera degli jihadisti e con la bandana con su scritto “Allah è grande”, e altri diversi combattenti votati al martirio con indosso corpetti esplosivi. L’operazione odierna, coordinata dal procuratore della repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, è una delle pochissime indagini in cui è stato verificato il collegamento diretto tra soggetti che pianificano il traffico di migranti e organizzazioni terroristiche islamiche.
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