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LAMEZIA TERME – Avrebbe guidato lo scooter con a bordo il killer di un agguato mortale fallito. E così, dopo Angelo Francesco Paradiso, 30 anni, alias “Ciccuzzu”, (ritenuto l’esecutore materiale di due tentati omicidi) l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso nel tentato omicidio di Giuseppe Morello di novembre 2011, ha raggiunto anche Pasquale Carnovale, 30, anni, ritenuto, così come Paradiso, un esponente delle “nuove leve” della cosca Torcasio – Cerra – Gualtieri.
Tentato omicidio aggravato in concorso, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione aggravati dalle circostanze di aver agito con modalità e condotte tipiche dell’appartenenza ad un sodalizio di tipo mafioso. Sono queste le accuse a carico di Paradiso (fermato il 15 luglio scorso e rimasto in carcere su ordine del gip per il tentato omicidio di Morello ma anche per quello di Pasquale Saladino avvenuto un mese dopo il fallito agguato a Morello, in questo caso sarebbe stato pure il mandante) e ora anche di Carnovale in un primo momento indagato insieme a Paradiso, ma ora pure lui raggiunto dall’ordinanza di custodia notificata nel carcere di Palmi a Carnovale dove si trova per l’arresto e la condanna (7 anni e 8 mesi) in primo grado nell’ambito dell’operazione “Chimera” contro i clan Torcasio – Cerra – Gualtieri.
In questo processo anche Paradiso è stato condannato (7 anni e 4 mesi) mentre è stato invece assolto ai processi contro la cosca Giampà (Medusa e Perseo). Carnovale il 19 novembre del 2011 sarebbe stato alla guida di un scooter che in via Foderaro affiancò un’auto con alla guida Morello che rimase ferito da tre dei nove colpi calibro 3.80 che sarebbero stati esplosi da Paradiso a bordo dello scooter che affiancò l’auto di Morello. L’ordinanza contro Paradiso prima e Carnovale ora è stata firmata dal gip dal Tribunale di Catanzaro e scaturisce dall’accoglimento delle risultanze investigative del Nucleo investigativo del comando provinciale di Catanzaro e della compagnia di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.
Contro Paradiso e Carnovale anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia riscontrate dai carabinieri anche tramite accertamenti di tpo tecnico effettuati dal Ris di Messina, e dalle immediate attività di tipo intercettivo poste in essere già nell’immediatezza dei fatti e che avrebbero permesso di appurare le piene responsabilità dei due. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, dopo l’omicidio di Vincenzo Torcasio ucciso in un campo di calcetto e un mese dopo di suo figlio Francesco (freddato in auto in via Misiani) assassinati il 7 giugno e il 7 luglio del 2011, il gruppo delle “nuove leve” del clan Giampà aveva ottenuto il via libera dal boss Giuseppe Giampà (poi divenuto collaboratore di giustizia) per le estorsioni al quartiere Capizzaglie.
Ma Giuseppe Morello e Pasquale Saladino davano fastidio a Capizzaglie ed ecco che era stato deciso di dargli una lezione. In particolare Morello avrebbe dato fastidio per lo spaccio di sostanze stupefacenti al gruppo delle “nuove leve” di cui Paradiso avrebbe fatto parte. Gruppo che secondo gli inquirenti era composto da Umberto Egidio Muraca, Nino Cerra (classe 91) Angelo Francesco Paradiso e Pasquale Carnovale. E oltre alle dichiarazioni dei pentiti Egidio Muraca, Luca Pirania e Luciano Arzente, i carabinieri hanno anche avuto riscontri alle indagini dagli esami dello stub su Paradiso che avrebbe utilizzato una pistola 9X21 anche per numerose intimidazioni avvenute a Capizzaglie nel 2011, e cioè nello stesso periodo dei due tentati omicidi, tra cui quell di Pasquale Saladino di cui Paradiso è accusato di essere stato il mandante nonché l’esecutore materiale del tentato omicidio compiuto l’11 dicembre del 2011 avvenuto in via dei Bizantini del quartiere Capizzaglie davanti il circolo Arcipesca “Jimmy”. In questo episodio, oltre a Saladino, raggiunto da sei dei 9 colpi calibro 9×21 esplosi – secondo le accuse – con l’intento di uccidere la vittima, rimase ferito anche un minore colpito da un proiettile ad un piede.
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