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LAMEZIA TERME – Beni per un valore di circa 11 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme ad un presunto usuraio, Giuliano Caruso, 42 anni, a cui sono riconducibili diverse attività commerciali e imprenditoriali.
Il provvedimento è stato disposto dopo che gli accertamenti compiuti dagli investigatori hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati ed il capitale riconducibile al noto imprenditore lametino.
Caruso risulta indagato nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza di Lamezia Terme, al termine della quale, lo scorso mese di novembre, l’uomo è stato raggiunto da un avviso di garanzia.
Secondo le indagini, il gruppo avrebbe applicato usura con tassi d’interesse variabili dal 51,58% al 93,31% annuo, contestando anche i reati di favoreggiamento ed esercizio abusivo del credito. Accuse che – a vario titolo – hanno fatto finire nei guai sei imprenditori e una vecchia conoscenza della ‘ndrangheta lametina.
Le indagini avrebbero consentito di accertare che l’imprenditore M.C. avrebbe emesso nello stesso periodo temporale assegni confluiti nelle mani di Caruso e di altri due imprenditori che non sarebbero stati giustificati da operazioni commerciali.
Caruso, inoltre, avrebbe praticato usura anche nei confronti degli imprenditori G.S. E F.S. I finanzieri del Nucleo mobile hanno dovuto ricostruire, senza la collaborazione delle presunte vittime, i rapporti finanziari intercorsi tra l’indagato e gli operatori economici.
Tra l’altro, l’imprenditore G.S. interrogato dal pm e dai finanzieri, avrebbe confermato esclusivamente di aver ricevuto prestiti ad usura da Arcieri e non da Caruso. E sulla base delle informative della Guardia di Finanza e in ragione della mancata collaborazione delle presunte vittime, a Caruso quindi nell’indagine di novembre viene contestato solo di aver prestato denaro agli imprenditori G.S e F.S. anche se con interessi rientranti nella soglia lecita, per cui per questa fattispecie ha contestato solo l’esercizio abusivo del credito.
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