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La denuncia arriva da una associazione no profit del Cosentino che ha lanciato l’allarme per la diffusione di una vera e propria epidemia. Il caso finisce in Parlamento
di ANDREA TRAPASSO
CATANZARO – Un alto rischio di epidemia all’interno del carcere di Siano a causa di un pericolosissimo batterio difficile da debellare e che, qualche giorno fa, ha causato la morte di un detenuto. È l’inquietante allarme sollevato da un’associazione cosentina, la Yairaiha Onlus, che si occupa dei diritti dei detenuti e che, con una missiva destinata agli organi competenti (dal Presidente della Repubblica al Garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma), chiede che venga effettuato con urgenza uno screening di tutta la popolazione detenuta e del personale operante all’interno del penitenziario di Siano, nonché un’opportuna disinfestazione della struttura carceraria per evitare il pericolo, a quanto pare concreto, di un’epidemia che potrebbe anche varcare le mura del carcere attraverso le visite dei familiari.
LA MORTE DEL DETENUTO E L’INCHIESTA – È la notte tra il 25 e il 26 febbraio e Michele Rotella, imprenditore 75enne del Messinese, si spegne nel reparto di rianimazione dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Rinchiuso nel carcere di Siano dallo scorso 27 dicembre, dove stava scontando una pena definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, Rotella da circa una settimana aveva accusato sintomi da enterite (forti dolori addominali, diarrea), per i quali, secondo quanto ricostruito, sarebbero stati somministrati antibiotici probabilmente non mirati per la patologia in corso. La situazione precipita, fino al ricovero al Pugliese avvenuto nella mattina del 23 febbraio.
L’uomo arriva in ospedale in condizioni già disperate: il certificato di ricovero parla di «paziente in stato di shock multiorgano, con enterite da clostridium difficilis e una prognosi di imminente pericolo di vita». Due giorni dopo, la morte. La famiglia di Rotella, tramite il proprio legale, l’avvocato Nino Favazza, presenta una denuncia per accertare le precise cause del decesso e per verificare se ci siano responsabilità da parte di chi, in carcere, ha curato il 75enne, che, pur avanti con gli anni, secondo il legale «godeva di buona salute». La Procura di Catanzaro, con il magistrato Graziella Viscomi, apre un’inchiesta (per il momento contro ignoti) e proprio ieri ha conferito l’incarico a due medici legali, che hanno eseguito l’autopsia per accertare il perché si sia arrivato a questo tragico epilogo.
IL BATTERIO “KILLER” – Appena saputo del pericoloso batterio che avrebbe causato la morte del detenuto, immediatamente si è sollevato l’allarme della Yairaiha Onlus, che, attraverso il suo rappresentante legale, Sandra Berardi, si è subito attivata per scongiurare la sconcertante eventualità che nel carcere catanzarese (e non solo) si possa diffondere una pericolosissima epidemia. Il clostridium difficilis, infatti, è un batterio molto pericoloso e resistente, che negli ultimi anni sta registrando “un aumento della frequenza, oltre che della gravità, delle infezioni (ICD o CDI, Clostridium Difficile Infections, o CDAD, Clostridium Difficile Associated Disease). Si tratta di un batterio, gram-positivo, anaerobio e sporigeno, ovvero capace di generare spore, dotate di una membrana particolarmente resistente, sia alle escursioni termiche che all’attacco chimico dei comuni disinfettanti. Considerato che la persona infetta è la fonte primaria di veicolazione del batterio e che l’ambiente la fonte secondaria, in caso di un ambiente altamente promiscuo come un carcere, un accurato e celere controllo appare quantomai necessario”.
CASO IN PARLAMENTO – Intanto, la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni annunciando un’interrogazione su quanto denunciato dall’associazione Yairaiha: «Ho chiesto al Governo di accertare con la massima urgenza il rischio di epidemia nel carcere di Siano di Catanzaro».
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