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Quattro persone sono state arrestate mentre diverse perquisizioni sono state completate in varie aree del territorio lametino per bloccare il fenomeno illegale della combustione dei rifiuti

di  PASQUALINO RETTURA 

LAMEZIA TERME – La scorsa estate il sindaco Paolo Mascaro presentò un esposto in Procura (ma anche l’ospedale denunciò che per i fumi nocivi si dovettero interrompere anche interventi chirurgici) per i continui fumi nocivi che si innalzavano dal campo rom di Scordovillo finendo anche nei reparti dell’ospedale adiacente il campo rom.

GUARDA LE FOTO DEGLI INCENDI E DEGLI ARRESTATI

Dopo l’esposto del sindaco è scattata un’attività investigativa dei carabinieri che alla fine ha portato all’arresto di quattro persone: Cesare Amato e Mario Bevilacqua in carcere, mentre per Carmela Bevilacqua e Natalina Berlingeri sono stati disposti gli arresti domiciliari (sette complessivamente gli indagati). Il tutto nell’ambito dell’operazione “killer smoke” illustrata nel corso di una conferenza stampa dal procuratore Domenico Prestinenzi affiancato dal comandante provinciale dei carabinieri Ugo Cantoni e della compagnia di Lamezia, capitano Fabio Vincelli. Partendo dall’esposto di luglio scorso del sindaco relativo ai “falò alla diossina” provenienti da Scordovillo, nel corso delle indagini dai carabinieri (attraverso anche filmati e appostamenti) è emerso che gli incendi che causavano i fumi nocivi venivano controllati da distanza dagli indagatianche per verificare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Solo nel mese di otto sono stati dieci gli incendi appiccati anche da minori e in questo contesto a ottobre scorso scattò l’arresto di Stefano Berlingeri e successivamente di altri tre vecchi conoscenze delle forze dell’ordine. E’ stata individuata una vera e propria area all’interno del campo rom dove veniva bruciato di tutto: spazzatura, plastica, pneumatici, legno, ferro e rame.

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