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CATANZARO – Per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro l’accusa è quella di voto scambio, aggravato dalle modalità mafiose. Questo il reato per il quale il senatore Piero Aiello, eletto nel 2013 nella fila del Pdl, risulta essere indagato nell’inchiesta denominata “Perseo” che questa mattina ha portato all’arresto di 65 persone nell’ambito nell’operazione condotta dalla Squadra Mobile guidata dal vicequestore Rodolfo Ruperti. Secondo quanto emerso al momento il reato di voto di scambio fa riferimento alle elezioni regionali del 2010 in occasione delle quali, stando all’ipotesi dell’accusa, Aiello avrebbe ricevuto sostegno dalla cosca Giampà di Lamezia Terme per ottenere l’elezione a consigliere regionale. Aiello, secondo l’accusa, in cambio avrebbe promesso l’affidamento di appalti per la fornitura di materiale vario alla Regione ai boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello.
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NEL FASCICOLO DINAMICO
SULL’OPERAZIONE PERSEO
Piero Aiello è stato eletto nel Pdl e in passato ha ricoperto il ruolo di assessore regionale in Calabria, sia alla Sanità che all’Urbanistica. Il senatore è considerato uno degli esponenti di spicco del centrodestra calabrese, noto come “mister preferenze” per le migliaia di voti conquistati in tutte le tornate elettorali in cui si è candidato. Nato ad Ardore (Reggio Calabria) 57 anni fa, Aiello è un medico e vive a Catanzaro. Nella sessione elettorale incriminata Aiello risultò il sesto tra gli eletti del Pdl con 10.405 preferenze, successivamente venne nominato assessore. Nel 2013 l’elezione in Parlamento come senatore.
IL RICORSO DELLA DDA. La Dda di Catanzaro ha presentato ricorso al Tribunale del riesame contro il mancato accoglimento, da parte del gip, della richiesta di arresto del senatore Piero Aiello. Il ricorso è stato depositato ieri, ma la data dell’udienza non è stata ancora fissata. Secondo il gip manca la prova che Aiello conoscesse la caratura criminale dei due personaggi, così come mancherebbe la prova che ci sia stata una contro-prestazione per il sostegno elettorale che la cosca avrebbe fornito. Le vicende sono state rese note dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrell. A ricostruire i rapporti con il parlamentare, all’epoca candidato al Consiglio regionale e diventato poi assessore regionale all’Urbanistica, sono stati proprio i due interlocutori di Aiello, Giampà e Cappello. Entrambi, infatti, stanno collaborando con la giustizia da alcuni mesi e hanno raccontato al capo della squadra Mobile, Rodolfo Ruperti, i particolari dell’incontro. «I collaboratori – ha detto Borrelli – convergono sull’incontro, riconosciuto anche dal gip, così come entrambi riferiscono che avrebbero ottenuto forniture in cambio di voti. In particolare, Cappello aveva avanzato la richiesta di poter fornire toner per stampanti agli uffici della Regione Calabria. L’incontro era stato organizzato dal padre dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino, primario dell’ospedale di Lamezia Terme». L’avvocato Scaramuzzino è stato arrestato nel corso della stessa operazione.
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