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CATANZARO – «L’omertà non è dovuta solo alla paura ma anche a rapporti di cointeressenza».

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SULL’OPERAZIONE PERSEO

A dirlo è stato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli illustrando i particolari dell’inchiesta Perseo nell’ambito della quale è indagato il senatore Piero Aiello e 65 persone sono state arrestate. «Con il sistema delle truffe alle assicurazioni – ha aggiunto Borrelli – messo in atto grazie a avvocati, medici, carrozzieri, periti, la cosca Giampà non solo aveva trovato un nuovo sistema di finanziamento, ma aveva creato una collusione tra ‘ndrangheta e cittadini, non tutti ovviamente, che per ottenere benefici economici si rivolgevano al boss chiedendo ed ottenendo il permesso di beneficiare dello stesso meccanismo. Ciò è drammatico ed è indice della pervasività della ‘ndrangheta e di come questa ottenga quel consenso che è la ragione del suo successo».

Borrelli ha anche sostenuto che dopo i colpi inferti alla cosca Giampà, l’attenzione della Dda si sposterà adesso già dai prossimi mesi sulle cosche Iannazzo e Torcasio ed anche su quei gruppi che dopo i primi arresti dei Giampà stanno cercando di prenderne il posto. Il procuratore aggiunto della Dda ha anche messo in evidenza come «raramente le vittime hanno collaborato spontaneamente. Questo è grave perchè l’opera dello Dda in altre realtà calabresi ha innescato meccanismi virtuosi che dovrebbero partire anche a Lamezia. E’ incredibile, poi, che un esponente politico, Gianpaolo Bevilacqua, vada in un negozio a dire che vuole lo sconto per acquistare le tute per i detenuti. Siamo tra il drammatico ed il folcloristico. Con questa operazione – ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – grazie all’attività della squadra mobile, abbiamo fatto tabula rasa. La cosca Giampà era una holding criminale in cui c’era un ramo che si occupava delle truffe alle assicurazioni, uno che si occupava di droga ed uno dedicato alle estorsioni che riguardavano tutti i commercianti che pagavano con varie modalità. Avevamo detto che non ci saremmo fermati davanti a nessun santuario e così abbiamo fatto».

Il questore di Catanzaro Guido Marino, dal canto suo (LEGGI) ha evidenziato che gli «piacerebbe esprimere gratitudine alla società civile di Lamezia che aspettiamo batta un colpo. Chiediamo di riflettere e reagire, senza atti di eroismo che quelli non servono». L’importanza del pentimento del boss Giuseppe Giampà, figlio del capocosca Francesco, detto “il professore”, è stata sottolineata dal capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti. «E’ stata una svolta – ha detto – perchè ci ha dato una chiave di lettura particolare dei fatti che già noi stavamo ricostruendo, parlandoci della zona grigia».

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