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LAMEZIA TERME – Avrebbe fatto da palo a Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio di 59 e 42 anni di Decollatura accusati del duplice omicidio al “bar del Reventino” di gennaio scorso. Nel primo pomeriggio di oggi i carabinieri della compagnia di Soveria Mannelli e del Nucleo Investigativo del comando provinciale carabinieri di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Lamezia Barbara Borelli a carico di Luciano Scalise, 35 anni, pregiudicato, accusato di concorso nel duplice omicidio dei cugini lametini Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, avvenuto nel pomeriggio dello scorso 19 gennaio.
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Erano state le immagini delle telecamere all’esterno e all’interno del bar oltre al racconto di alcuni testimoni a incastrare Giovanni e Domenico Mezzatesta (quest’ultimo ancora latitante e accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto mentre il figlio di aver fatto da palo). Proprio dalla visione dei filmati e dall’escussione delle persone informate sui fatti, emergeva che il delitto era avvenuto dopo un’accesa discussione fra i Mezzatesta e le due vittime. Discussione legata a una bomba a casa dei Mezzatesta che avrebbero accusato le vittime di essere stati gli autori e del furto di un camion della Alluminio Meridionale di Giovanni Mezzatesta di cui padre e figlio ritenevano responsabili anche le due vittime. Gli stessi filmati venivano visionati dai carabinieri in modo ancora più approfondito allo scopo di evidenziare le condotte degli altri partecipanti alla riunione o dei soggetti comunque presenti al momento del duplice delitto.
Veniva quindi analizzata la condotta di Scalise, risultato proprietario del bar “del Reventino”, da cui è stato possibile rilevare il concorso a pieno titolo di Scalise che avrebbe spalleggiato «consapevolmente e concretamente» i due Mezzatesta nell’esecuzione del duplice delitto. Scalise – secondo quanto emerso dai filmati – avrebbe assistito alla scena, ponendosi anche al centro della strada a controllo del transito e fungendo da “palo”, «senza minimamente» darsi da fare per chiamare le forze dell’ordine o i soccorsi, posta peraltro la coincidenza del passaggio in quei frangenti proprio di un’autombulanza. Secondo le accuse, inoltre, Scalise, alla fine dell’azione di fuoco quando Domenico Mezzatesta esce dal bar dopo aver sparato sui due cugini, si sarebbe allontanato indisturbato dalla scena del crimine impartendo direttive a tutti gli avventori ed agli altri presenti di comportarsi analogamente e telefonando al proprio legale di fiducia.
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