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Filippo Mancuso

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La Dda di Catanzaro deposita la perizia sui telefonini alla maxi udienza sulla mafia dei boschi: emerge l’interesse dei clan alle elezioni regionali. Dalle chat ombre sull’ultimo voto e presunti appoggi ai candidati Filippo Mancuso e Mario Santacroce (che non sono indagati)


CATANZARO – Entrano nel fascicolo processuale sulla mafia dei boschi anche le chat degli imputati da cui emergerebbe un presunto sostegno elettorale al presidente del consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, e all’ex consigliere regionale Mario Santacroce. Ombre sulla loro elezione? I politici non sono indagati, lo precisiamo subito. Ma, intanto, quegli elementi di indagine sono stati “discoverati” insieme ai verbali dei nuovi collaboratori di giustizia nel corso dell’udienza preliminare a carico di 73 persone, presunti esponenti delle cosche della Sila catanzarese e dei loro alleati del Crotonese da cui dipendono funzionalmente essendo il boss di Mesoraca, Mario Donato Ferrazzo, considerato il capo della montagna.

Uno dei pentiti, Mario Gigliotti detto “Capozza”, ex reggente della cosca di Petronà, ha già fatto dietrofront in seguito a minacce rivolte ai suoi familiari. E mentre le gole profonde fanno ritrovare reperti utili a riaprire indagini su vecchi omicidi, come la moto che potrebbe essere quella utilizzata per l’omicidio del dipendente comunale di Petronà Silvano Talarico, compiuto nel luglio 2008, insieme alle conversazioni tra affiliati, ai contatti con i clan del Crotonese e a quelli con la criminalità rom catanzarese, spunta anche una vasta zona grigia nella memoria dei cellulari esaminati dagli inquirenti. E forse tremano anche i palazzi del potere, non solo l’ala militare dei clan.

Balza all’attenzione, se si spulcia la perizia depositata dalla pm antimafia Veronica Calcagno, il fac simile della scheda elettorale che promuove la candidatura, nella lista della Lega, di Mancuso alle regionali del 2020. L’ex sindaco Mario Marchio, in passato primo cittadino del Comune di Cerva, sciolto per mafia proprio in seguito all’inchiesta che nel settembre scorso portò all’operazione Karpanthos, il 5 gennaio 2020 inviò un messaggio a Pietro Paolo Scalzi, tra gli imputati, scrivendo “Mancuso 4” e inoltrando il volantino.
Nella stessa giornata Marchio, peraltro più volte tirato in ballo dai pentiti per lavori pubblici che in passato sarebbero stati concessi in cambio di voti, rivolge un altro messaggio al suo interlocutore: «Ciao Piero, verrò a trovarti e confido su di te, ti ringrazio». A dicembre Marchio aveva scritto all’uomo arrestato nell’operazione Karpanthos annunciando la sua candidatura alle regionali e Scalzi rispondeva: «N. 1 Mario».

Densa l’analisi dei contatti di Gigliotti, ormai “imbavagliato” visto che in aula ha annunciato di non voler più collaborare con la giustizia e di farlo sapere stampa. Sotto la lente anche un «rapporto di conoscenza», è detto nelle carte dell’inchiesta, con l’avvocato Santacroce, allora aspirante consigliere regionale con Coraggio Italia e in passato sindaco di Albi. Da fonti aperte, è la sottolineatura degli inquirenti, risulta che Santacroce abbia ottenuto un «record di consensi nella Presila catanzarese».

Il 5 settembre 2021 Santacroce invia a Gigliotti un messaggio su cui si soffermano gli investigatori: «Buongiorno. Spero di averti al mio fianco in questa nuova competizione elettorale nella speranza di contribuire a un cambiamento nel modo di fare politica e di dialogare finalmente con la gente. Un forte abbraccio». «Buongiorno sono sempre al tuo fianco», la risposta del plenipotenziario della cosca Carpino di Petronà «in risposta all’evidente richiesta di sostegno elettorale da parte di Santacroce», annotano gli investigatori. «Ricevuta rassicurazione sul sostegno richiesto», Santacroce invia un messaggio per ringraziare Gigliotti.

Nei giorni successivi il presunto reggente del clan invia a Santacroce articoli giornalistici su Coraggio Italia, la compagine politica con la quale Santacroce aveva iniziato la propaganda elettorale, e commenta:«Auguri». Emerge anche la circostanza che nel febbraio 2022 Santacroce, peraltro noto avvocato, informava Gigliotti che si sarebbe trovato in studio.

L’avvocato Santacroce, non inquisito in questo procedimento, era stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di un’altra inchiesta, quella denominata Big Bang, condotta dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro e le sue articolazioni nel Catanzarese, ma la sua posizione, finita sotto la lente per l’ipotesi di rivelazione di segreti, è stata poi stralciata e il professionista è uscito di scena dal processo ormai approdato a condanne anche in Appello.
I politici Santacroce e Mancuso, lo ribadiamo ancora una volta, non sono indagati. Ma le chat versate dagli inquirenti denotano l’interesse della mafia dei boschi per la politica.

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