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Luigi Bonaventura con la famiglia in una località protetta

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CATANZARO – Un collaboratore di giustizia da quattordici anni in prima linea in diversi processi contro la ‘ndrangheta, avendone svelato ruoli e affari. E la sua famiglia, per forza di cose strettamente collegata a questa decisione di stare dalla parte giusta.

Nonostante questa premessa, la commissione centrale di protezione ha deciso di togliere la famiglia di Luigi Bonaventura dal programma di protezione.

E’ stato lo stesso collaboratore a rendere noto quanto accaduto, sottolineando che la decisione è stata assunta «nonostante appena un paio di mesi fa la Procura di Catanzaro con a capo Nicola Gratteri e la Dna abbiano chiesto di prorogare la protezione alla mia famiglia, sostenendo che essa è in grave pericolo proprio in virtù degli importanti processi dove devo testimoniare».

Tutto questo non è bastato e, come afferma Bonaventura, «per tutta risposta la commissione centrale di protezione con a capo il deputato Nicola Molteni ha tolto la protezione alla mia famiglia lasciando un disabile, mia suocera ammalata, i miei figli e mia moglie imprenditrice denunciante in mezzo a una strada».

La scelta di chiudere la fase di protezione arriva, tra l’altro, «alla vigilia della mia testimonianza nel processo Malapianta e di altri», ha ribadito il collaboratore che ha evidenziato l’incongruenza di questa decisione.

Bonaventura ha anche spiegato che «mia moglie Paola Emmolo, titolare dello speciale programma di protezione, chiede l’annullamento di questa delibera di revoca e di essere audita alla commissione unitamente a me o in subordine che venga sospesa questa revoca per qualche mese così da avere il tempo di trovare un alloggio idoneo a un disabile e di valutare un ricorso. In estate è impossibile trovare degli alloggi adatti ed è poco il tempo per preparare un ricorso al tar. Le agenzie immobiliari e gli avvocati stanno andando in vacanza. Non si può permettere che la ‘ndrangheta – è l’appello di Bonaventura – ottenga questa soddisfazione. Chiedo al procuratore Nicola Gratteri e alla politica di intervenire».

L’accorato allarme lanciato dal collaboratore di giustizia è stato accolto sui social da tanti commenti di sostegno, ma anche dalle critiche nei confronti di chi non ha valutato con attenzione i rischi per la famiglia di uno dei più importanti collaboratori di giustizia.

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