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CATANZARO – La Squadra mobile di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di A.M.N., classe ’63, e agli arresti domiciliari nei confronti del figlio L.N., classe ’91, ritenuti responsabili di estorsione consumata e tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso. Dalle indagini è emerso che gli indagati, attraverso minacce esplicite, costringevano la vittima a mettere in atto una fittizia vendita di un appezzamento di terreno a destinazione agricola, con l’intento, realizzato, di costruire un manufatto da destinare ad abitazione.

In particolare, sono state ricostruite le fasi e le dinamiche dei fatti, avvenuti nel corso degli anni, in quanto A.N., già nel 2008, poco prima dell’acquisto del terreno da parte di un imprenditore lametino, si faceva consegnare da questi 10mila euro a titolo estorsivo, al fine di consentirgli un tranquillo godimento del bene. Inoltre, l’inchiesta ha accertato che l’anno scorso A.N. e il figlio si recarono più volte presso l’esercizio commerciale dell’imprenditore, titolare del terreno, intimandogli di intestare alla compagna del figlio parte dello stesso appezzamento di terreno, mediante una compravendita simulata da formalizzare presso un notaio con una fittizia cessione di denaro da parte dell’acquirente.

E in attesa della compravendita, si erano effettivamente impossessati del terreno, avviando su di esso la costruzione di un immobile abusivo. A.M.N. risulta essere stato già condannato, nell’ambito del processo “Medusa”, per associazione mafiosa, in quanto vertice della cosca Giampà, la più potente nel lametino. Il provvedimento che stamattina ha portato all’arresto di A.N. e L.N. è stato emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda del capoluogo, con il sostituto procuratore Elio Romano e il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore capo Nicola Gratteri.

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