Un momento dell'operazione (nei riquadri Giovanni Costanzo e Luigi Ferlaino)
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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – I Carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Lamezia Terme, in collaborazione con i comandi territorialmente competenti e con lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica – Dda di Catanzaro, nei confronti di 19 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta.
L’operazione, denominata Alibante, ha interessato la provincia di Catanzaro, e in particolare i comuni di Lamezia Terme, Nocera Terinese, Falerna e Conflenti, e nelle città di Aosta, Arezzo e Cosenza.
Le indagini sono state avviate a seguito della presentazione, da parte di imprenditori lametini, di denunce relative a estorsioni poste in essere da appartenenti alla cosca Bagalà, operante sulla zona costiera compresa tra i comuni di Nocera Terinese e Falerna.
La denuncia di due imprenditori
L’operazione è partita dalla denuncia di due imprenditori che hanno trovato il coraggio di ribellarsi alle vessazioni del clan e di rivolgersi alle forze dell’ordine. Il dato è stato riferito dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Grateri, nel corso della conferenza stampa nel corso della conferenza stampa sull’esito del blitz, culminato nell’esecuzione di 19 misure cautelati.
Gli imprenditori che hanno denunciato – è stato spiegato in conferenza stampa – avevano intrapreso insieme ad esponenti della cosca Bagalà un progetto per realizzare una struttura alberghiera sulla costa tirrenica catanzarese, mai più realizzata: i due imprenditori hanno deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine perché non riuscivano più a far fronte agli impegni presi a causa delle richieste sempre più pressanti della cosca.
Gli interessi elettorali
Agli arresti domiciliari sono finiti anche due ex sindaci del Lametino: Giovanni Costanzo, 54 anni, ex consigliere provinciale e già sindaco di Falerna, e Luigi Ferlaino, 53 anni, ex sindaco di Nocera Terinese. Ai domiciliari anche Francesco Cardamone, attuale vicesindaco di Nocera Terinese, carabiniere in servizio a Catanzaro.
Nel corso delle indagini, infatti, sono emersi rapporti illeciti tra la cosca ed alcuni esponenti delle amministrazioni comunali di Falerna e Nocera Terinese, con capacità di influenza su processi decisionali, amministrativi ed elettivi.
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Estorsioni e interessi malavitosi
Gli elementi acquisiti con l’ausilio di attività tecniche ed accertamenti patrimoniali, hanno consentito di delineare gli assetti e l’operatività sul litorale tirrenico-lametino dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta capeggiata da Carmelo Bagalà, già attiva fin dagli anni ’80, evidenziando la presenza egemone sul territorio del sodalizio, manifestata attraverso la commissione di delitti, aggravati dal metodo mafioso, finalizzati alla gestione diretta o indiretta delle attività economiche del luogo, con particolare riferimento alle imprese attive nel settore turistico-alberghiero.
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Nello specifico, per 7 indagati, è stata disposta la misura cautelare della detenzione in carcere, per 10 indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari e 2 indagati la misura interdittiva, rispettivamente, del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, e del divieto di rivestire uffici direttivi delle persone giuridiche.
Gratteri: un segnale per i cittadini
Il procuratore Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa, ha affermato: «Vorrei che questa indagine fosse un ulteriore segnale di fiducia per i cittadini calabresi e del territorio del lametino. Stiamo avendo i riscontri».
«Sono tutti quei reati tipici – ha aggiunto Gratteri – che denotano il controllo del territorio in questo caso sui comuni a 15 chilometri più nord di Lamezia Terme. Questa è un’indagine durata qualche anno con epicentro nel 2017 ed è stata curata quasi in modo quotidiano dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla. I carabinieri con la loro professionalità hanno portato elementi tranquillizzanti, dal nostro punto di vista, sul piano della prova».
Gratteri ha sottolineato che «il proposito è quello di incrementare, come Procura, questo rapporto di fiducia, di non stancarci mai di rivolgerci alle parti offese, agli estorti agli usurati com’è avvenuto in questo caso nel quale abbiamo due persone che hanno denunciato. Due persone vessate, soffocate dalla famiglia di ‘ndrangheta Bagalà.
Alla fine hanno avuto fiducia e si sono rivolte a noi, hanno avuto fiducia e questa loro fiducia è stata ripagata perché oggi abbiamo dato risposte alle loro domande di giustizia per le vessazioni subite nel corso di diversi anni».
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