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Pensate ai Sassi di Matera. Sono un perfetto esempio di quei Marcatori Identitari Distintivi (MID) su cui dovrebbero fondarsi il ripopolamento ed il rilancio delle aree interne del nostro Paese. Ne è convinto il calabrese promotore (dal 1997 al 2012) dell’Erasmus al contrario (il Meeting Euromed di Otto Torri sullo Jonio) e di una molteplicità di altre iniziative volte alla rinascita dell’entroterra della Calabria e non solo. 

Esordisce così la video intervista al responsabile comunicazione strategica del Comune di Corigliano-Rossano Lenin Montesanto, di Daniel Tarozzi autore di diversi testi, da “Io faccio così – Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia” a “Una moneta chiamata fiducia” e tra gli animatori di Italia che cambia, progetto nazionale che vuole raccontare, mappare e mettere in rete quel pezzo di Paese che di fronte a un problema si attiva per cambiare concretamente le cose senza delegare o aspettare che qualcuno lo faccia al suo posto.

Tra le ultime interviste ospitate nella rubrica Meme, insieme a Montesanto, ci sono anche l’apicoltore nomade Giorgio Baracani, Ramona Bavassano, sostenitrice dell’innovazione sociale, Alessio Ciacci e Raphael Rossi, visionari concreti verso i Rifiuti Zero. Siamo stati educati all’abbandono – risponde Montesanto a Tarozzi.

Chi nasce qui viene educato all’abbandono come vittoria, come catarsi. Se tu abbandoni la tua terra starai bene. Ho quindi fatto scelte controcorrente che nessuno ha condiviso. Oggi però – continua – penso che non soltanto qui si può vivere, fare economia, stare bene insieme, ma sono convinto che non ci sia posto migliore per farlo! Certo, qui mancano molte cose, per fortuna non è passato da qui quello che altrove chiamano progresso, ovvero ciò che ha distrutto l’Italia.

Chiaramente abbiamo subito i danni dello sviluppo industriale ma non lo abbiamo interiorizzato, ci restano assenze che sono valore. Il valore dell’assenza: secondo Lenin – si legge – terre come questa dimostrano a chi ha subito le follie del consumismo e del liberismo spietato come sia possibile continuare a vivere e costruire uno sviluppo economico diverso, un’altra economia, un altro PIL.

La qualità della vita è fatta da tante cose, ma non avere tempo, avere una vita frenetica, non sapere cosa si mangia, è qualità? Come la misuri la qualità della vita? Solo con l’efficienza dei mezzi pubblici? E l’alienazione totale, l’assenza di contatto con la terra… non li vogliamo considerare – chiosa Montesanto nell’intervista, disponibile integralmente su www.italiachecambia.org.

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