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E’ già passato un anno. Un anno senza Zerbi, per tutti il “Lupo”, per me semplicemente Francesco. Parlando direttamente con lui, ricordo di non averlo mai chiamato “Lupo” anche se tutti, o quasi, usavano questo termine (e pure io, parlandone in terza persona, lo chiamavo Lupo, ma in sua presenza mai e non so neppure perché). Era quello, comunque, il suo soprannome, ma tutti sanno che in questo caso il “Lupo” non era quello cattivo delle fiabe, che si raccontano ai bambini. Francesco Zerbi era una grande persona, prima ancora che uno dei bomber più prolifici fra i Dilettanti in Calabria. 

L’ho conosciuto proprio sui campi di calcio. Ricordo ancora la prima intervista per telefono. Era emozionato, ma mi colpì molto la sua spontaneità e la sua genuinità. Mi disse che voleva sapere quando sarebbe uscito l’articolo «che mio fratello se li conserva tutti». E’ nata lì la nostra conoscenza e da quel momento in poi ci siamo visti tante volte, quasi sempre sui campi di calcio. Io a scrivere, lui a giocare ed a segnare. 

Tante cose colpivano di Francesco. La sua bravura era evidente, ma era anche evidente il fatto che tutti gli volevano bene. Anche gli avversari. Capitava spesso di giocare una gara importante per la classifica, con tanta tensione in campo e sugli spalti, con diversi sui compagni di squadra o diversi avversari nervosi e agitati, ma lui stupiva tutti per la sua serenità. Sorrideva sempre e non di rado era solito andare a colloquiare anche con i tifosi avversari. D’altra parte conosceva tutti. Ed era così anche nei tornei estivi di calcetto, quando tutti facevano a gara per averlo in squadra. Il mio ricordo di Francesco Zerbi è anche relativo ad un torneo di calcetto disputatosi tre anni addietro a Siderno. Vinse la sua squadra e lui fu premiato quale miglior giocatore del torneo. 

Colpì anche allora la sua umanità, la sua spontaneità, la sua correttezza in campo. Un campione, insomma, ma soprattutto un uomo vero. Vinceva quasi sempre lui, ma le vittorie più belle non erano tanto le promozioni che conquistava in campo o i tornei estivi che vinceva, quanto l’affetto che riscuoteva. 

In tanti gli hanno voluto bene. In tanti pensano a lui, alla sua famiglia, ai suoi bimbi, che hanno perso un papà meraviglioso. Ancora oggi, a distanza di un anno, con chiunque parli di Francesco è inevitabile lasciarsi andare nei ricordi, nel racconto delle sue prodezze e delle sue vittorie, della sua umanità e della sua bontà, ma è inevitabile anche piangere lacrime sincere per un campione d’altri tempi. 

E’ stato un privilegio aver scritto di Zerbi. E lo sarà ancora. 

E’ stato bello averlo conosciuto. 

E’ stato terribile averlo perso così presto. 

Io, Francesco, non lo dimentico.

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