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Lo sciopero dei tassisti milanesi di metà maggio 2014 farà sicuramente storia. La mobilitazione è stata organizzata contro Uber, che non è un padrone schiavista o un crumiro traditore ma semplicemente un software che permette ad ognuno di usare la propria automobile per trasportare persone facendola diventare una navetta per condurre altre persone che pagano con carta di credito ad Uber, che successivamente girerà il dovuto agli autisti. È la prima volta, almeno in Italia, che si proclama uno sciopero contro un’app (nel senso di un’applicazione software) per smartphone e forse non sarà l’ultima. Uber è ormai usato in molte nazioni e tramite questa app le auto possono essere prenotate tramite il semplice invio di una richiesta dal cellulare. Utilizzando l’applicazione, dopo la prenotazione, i clienti possono anche tenere traccia, in tempo reale, della posizione dell’auto prenotata.

I seimila tassisti dell’area milanese hanno scioperato contro Uber e più specificamente contro la sua versione UberPop. Dicono si tratti di concorrenza sleale e si sono rivolti al giudice che si pronuncerà a fine giugno. Nell’attesa, Uber continuerà ad essere usato anche più di prima, anche perché i tassisti, non volendo, gli hanno fatto un’enorme pubblicità gratuita.

I tassisti avranno certamente le loro buone ragioni, ma sarà difficile che riescano a fermare con uno sciopero l’innovazione nei trasporti che le nuove tecnologie dell’informazione stanno introducendo anche in quel settore. Il problema nasce da una legislazione che non riesce a stare al passo con l’innovazione, ma forse anche di più da una società intera che non riesce a fare i conti con la velocità dell’innovazione tecnologica che trae origine da Internet e dai suoi servizi.

Il consiglio da dare ai tassisti milanesi è di provare ad adottare simili soluzioni tecnologiche o magari anche più avanzate e più attraenti per i loro utenti, altrimenti rischiano di soccombere presto. Anche perché il loro nemico non è soltanto Uber. Infatti, a breve, quando cominceranno a girare per le nostre strade le auto senza autista (la Google Car è soltanto l’esempio più famoso di questo tipo di vetture del futuro che molti produttori metteranno a breve sul mercato), non necessariamente bisognerà rivolgersi ad un tassista o ad un noleggiatore per spostarsi in città e sulle autostrade. Basterà un click sullo smartphone e un’auto che si guida da sola (self-driving car) ci raggiungerà dovunque noi siamo e ci porterà a destinazione.

Quelli che credono che le automobili senza guidatore siano solo un argomento da fantascienza, sono invitati a considerare che già la California, con la legge statale SB 1298 sugli autonomous veichles, ha autorizzato in tutte le sue strade la circolazione di queste automobili che finora si sono dimostrate più sicure (cioè con un tasso di incidenti nettamente minore) di quelle guidate dagli umani. Certo, in futuro si potrà anche proclamare uno sciopero contro le auto crumire, ma non è detto che questo servirà a impedirne la diffusione. In questo caso il consiglio è di sforzarsi a conoscere la tecnologia per usarla utilmente piuttosto che demonizzarla per impreparazione. Il rischio è di rimanerne sconfitti.

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