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Ho iniziato a vedere Sanremo che ero una bambocetta (in attesa di diventare l’attuale bambocciona, secondo i paradigmi di certa social-politica italiana), ancora prima che Luis Miguel irrompesse sugli schermi con i suoi dentoni e il doppiopetto bianco. Correva il 1985, vinsero i Ricchi e Poveri e noi, noi sì, eravamo “i ragazzi di oggi, devi venire con noooooi” . L’anno di Donne e Zucchero. Ma soprattutto fu l’anno dei Duran Duran. E solo chi aveva quattordici anni nel 1985 può capire cosa questo significò. Isteria, grida verso la tv, canzoni urlate allo schermo. Quando tutto questo succedeva io già ero una critica fan del festival. Dai tempi di Ci sarà di Al bano e Romina, Non voglio mica la luna di Fiordaliso e Terra Promessa di Eros. Era l’84. Di altri prima ho ricordi vaghi e confusi, a parte quello in cui vinse “Solo noi” di Toto Cutugno e sul palco ci fu il bacio “scandaloso” tra Benigni e  tale Olimpia qualcosa. Me lo ricordo, era il 1980 e avevo nove anni, solo perché i miei nonni litigarono, per giorni, a causa di quel “Wojtilaccio” detto da Begnini al papa. Bei momenti. 
Arrivarono i tempi bui, quando l’internet era il regno dei pochi, e vedere Sanremo era cheap, eri out. Lo vedevi di nascosto, di contrabbando. Spizzavi la televisione con un occhio solo. Ne parlavi solo con le amiche fidate, una sorta di carboneria della canzonetta. Fuori ostentavi indifferenza se non critica feroce. “Che volgarità”. “La morte della canzone italiana” e il trash e la tristezza. Eppure trovatemelo uno che al dire Felicità non risponda “un bicchiere di vino con un panino”! E i Fiumi di parole? E Cavallo pazzo con Pippo Baudo?
Oggi per fortuna ci sono i social, dove guardare e commentare i programmi televisivi è quasi un  obbligo. La riconquista della libertà. Ora è trendy guardare il festival ci sono i gruppi, ci sono gli hashtag, le dirette streaming e i livetwitting. E’ un tripudio. E’ la mia rivincita. Ho già pronti i pop-corn. 
Che fanno sugli altri canali? 
Ps Mentre noi abbiamo congelato Luis Miguel a Sanremo ’85, allo smoking bianco e ai dentoni, la sua carriera nel resto del mondo va avanti da 25 anni. L’ultimo album “Labios de miei” del 2012 ha trovato fan in continenti che non parlano spagnolo come l’Asia e l’Africa. Pare  al momento della sua cattura, il dittatore Saddam Hussein, avesse l’album Segundo Romance, tra le sue cose nel bunker. No, dico. 
Ps del ps il primo ricordo che Simo ha del festival è di un tipo strano che saltava con una corda sulla platea. Era Peter Gabriel, era Shock the Monkey, era il 1983 

Ho iniziato a vedere Sanremo che ero una bambocetta (in attesa di diventare l’attuale bambocciona, secondo i paradigmi di certa realpolitk nostrana), ancora prima che Luis Miguel irrompesse sugli schermi con i suoi dentoni e il doppiopetto lucido bianco. 

Correva il 1985, vinsero i Ricchi e Poveri e noi, noi sì, eravamo “i ragazzi di oggi, devi venire con noooooi” . Perché “puoi farci piangere, ma non puoi farci cedere”.  L’anno di Donne e Zucchero. Ma soprattutto fu l’anno dei Duran Duran. E solo chi aveva quattordici anni nel 1985 può capire cosa questo significò. Isteria, grida verso la tv, canzoni urlate allo schermo. 

Quando tutto questo succedeva io già ero una critica fan del festival. Lo ero dai tempi di “Ci sarà” di Al bano e Romina, “Non voglio mica la luna”  di Fiordaliso e “Terra Promessa” di Eros. Era l’84. Di altri prima ho ricordi vaghi e confusi, a parte quello in cui vinse “Solo noi” di Toto Cutugno e sul palco ci fu il bacio “scandaloso” tra Benigni e  tale Olimpia qualcosa. Me lo ricordo, era il 1980 e avevo nove anni, solo perché i miei nonni litigarono, per giorni, a causa di quel “Wojtilaccio” d con cui Begnini apostrofò il papa. Bei momenti. 

Arrivarono poi  i tempi bui, la decadenza, quando l’internet era il regno dei pochi, e vedere Sanremo era cheap, eri out. Lo vedevi di nascosto, di contrabbando. Spizzavi la televisione con un occhio solo. Ne parlavi solo con le amiche fidate, una sorta di carboneria della canzonetta. Fuori ostentavi indifferenza se non critica feroce. “Che volgarità”. “La morte della canzone italiana” e il trash e la tristezza. 

Eppure trovatemelo uno che al dire Felicità non risponda “un bicchiere di vino con un panino”! E i Fiumi di parole? E Cavallo pazzo con Pippo Baudo? E la Bertè con il pancione? E i trottolini amorosi?
Oggi per fortuna ci sono i social, dove guardare e commentare i programmi televisivi è quasi un  obbligo. La riconquista della libertà. Ora è trendy guardare il festival ci sono i gruppi, ci sono gli hashtag, le dirette streaming e i livetwitting. E’ un tripudio. E’ la mia rivincita. Ho già pronti i pop-corn. Che fanno sugli altri canali? 

Ps Mentre noi abbiamo congelato Luis Miguel a Sanremo ’85, allo smoking bianco e ai dentoni, la sua carriera nel resto del mondo va avanti da 25 anni. L’ultimo album “Labios de miei” del 2012 ha trovato fan in continenti che non parlano spagnolo come l’Asia e l’Africa. Pare  al momento della sua cattura, il dittatore Saddam Hussein, avesse l’album Segundo Romance, tra le sue cose nel bunker. No, dico. 

Ps del ps il primo ricordo che Simo ha del festival è di un tipo strano che saltava con una corda sulla platea. Era Peter Gabriel, era Shock the Monkey, era il 1983 

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