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Se non castamente, almeno cautamente (detto latino)
Il Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 22
A New York, dal 2002, ha aperto i battenti il Museo del Sesso. Ne ho parlato anche su Cous- Cous la rubrica settimanale sul carteceo del Quotidiano, niente di particolarmente porno. Lo scopo del Museo è quello di mostrare i mutamenti della cultura sessuale americana, dalla prostituzione del XIX secolo, passando per le prime pin-up fino ad arrivare all’oggi con mostre su oggetti dell’industria hard. Una delle più floride di sempre.
Il museo è nato grazie all’idea di un ex venditore di computer, Daniel Gluck e ad oggi la Collezione permanente è composta da oltre 15.000 pezzi: opere d’arte, fotografie, abiti e costumi, invenzioni. Nel museo c’è una biblioteca di ricerca con una decisamente vasta sezione multimediale. Filmini in super otto e non solo.
Tra le opere esposte anche un curioso manifesto anti-onanismo del 1890 proveniente da Parigi.
Intorno al 2010 è stato anche oggetto di uno scandalo fiscale, in discussione furono messe le detrazioni a carico di chi faceva donazioni al Museo. Cosa poi rivelatasi regolare perché la struttura ha un associato esentasse, il Muse Foundation di New York. Naturalmente, a molti è rimasto il dubbio se manette, piuttosto che fruste o vibratori, potessero considerarsi oggetti culturali meritevoli di deduzioni fiscali o donazioni, ma tant’è. L’America resta un l posto fiscalmente pieno di sorprese.
La novità di questi giorni è l’apertura di una bar, il Play, dove, tra gli altri cocktail, ne viene offerto uno particolare, il Pareidolia, creato da un artista olandese, Bart Hesse. E’ una cosetta vischiosa, da leccare, che dovrebbe trasmettere la sensazione di baciare un uomo che, fresco di rasatura, ha appena fumato una sigaretta.
Sesso in bicchiere, la mission, se solo ci fosse il bicchiere. Perché la bevanda viene servita in un piattino di porcellana nero.
Pareidolia letteralmente significa illusione subcosciente. Quella che succede a chi, per esempio, pensa di vedere il volto di Gesù in un panino. Quindi extra-sensorialmente tu potresti pensare di baciare qualcuno invece stai solo leccando un piattino. Un’esperienza in una nuova dimensione.
Ecco, sono all’antica, lo ammetto. Resto affezionata al caro, vecchio, umido bacio. Dal vivo. Magari, visto che siamo a Natale, sotto al vischio, che porta pure bene. Per par condicio, immagino, ci sono anche un paio di cocktail al femminile uno, ad esempio, riproduce la sensazione di un paio di tette, il “She’s Leaving Home and Rosebud”. Anche lì, provare per credere.
I cocktail, più che il sesso o i musei, mi hanno fatto venire subito in mente due grandi scrittori, assolutamente agli antipodi tra loro: Dorothy Parker e Charles Bukowski.
Dorothy Parker scrisse solo racconti, ironici e pungenti. Fu un’alcolizzata e morì sola, povera per scelta (alla sua morte nella stanza d’albergo a New York dove viveva trovarono assegni mai riscossi). Il libro è “Eccoci qui” (Astoria) una raccolta di racconti. Feroci, senza scampo. Il mio preferito, non a torto considerato uno dei suoi migliori, è: Una bella bionda. Una storia di solitudine, alcool e amore rincorso, senza mai trovarlo.
Charles Hank Bukowski è uno che ha passato la vita scrivendo – 6 romanzi, centinaia di racconti, migliaia di poesie – bevendo, amando e giocando ai cavalli. Ha fatto tanti lavori, ma ha sempre continuato a scrivere, prima su una macchina da scrivere poi su un computer, come ha raccontato nel suo ultimo libro, Il capitano è fuori a pranzo (Feltrinelli), dove ad aiutarlo c’è l’ultima moglie e per compagnia la musica di Mahler. Irriverente, cinico, a volte cattivo, ma con una grande voglia di vivere celata dietro un’apparente infelicità, tanto da dire: “Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla“.
Cosa c’è di meglio, da abbinare a tutto questo, se non dei lussoriosi choux, ripieni di crema e vestiti di caldo cioccolato?
Ingredienti per la pasta choux (pasta per bignè)
250 gr. di acqua2
00 gr. di farina
150 gr. di burro
5 gr. di sale
5 uova (o 6, dipende dalla misura utilizzata)
un pizzico di zucchero
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