si cuoce a fuoco lento
mescolando con sentimento (Rossetto e cioccolato- Ornella Vanoni)
Domenica Immacolata e concepita. All’improvviso piove.
Tra primarie da votare e alberi da addobbare, io ho scelto la crostata. Ascoltando questa canzone
Prendete una spianatoia (va bene anche il classico tavolo della cucina). Prendete della farina, fate una fontana e iniziate a impastare con il burro. Via via aggiungete gli altri ingredienti (uova, zucchero e lievito). Impastate con forza, sfogatevi di rabbia e pensieri. Lasciateli andare su quella spianatoia. Alla fine di questo maneggiare dovreste avere una palla compatta ma morbida (se è riuscita a me vi assicuro riesce a tutti). Ora prendetela e maneggiandola con cura ricopritela con la pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigo. Mezz’ora circa. In cui ormai, rilassate – sbatacchiare con durezza farina, burro e zucchero aiuta – penserete a voi stesse. “Le ho mai parlato del vento del Nord” di Daniel Glattuauer (Feltrinelli) è la lettura perfetta. Leggero con garbo. Rosa con testa. Sentimentale senza smielature. A me lo consigliò Valentina Mercurio della Ubik di Cosenza (stanno arrivando le feste, comprate, regalate libri). Un legame nato da un errore. Una mail sbagliata. Nasce un rapporto che di schermaglia in schermaglia cresce prepotente. Con forza. Sarà amore? E può essere vero un amore fatto solo di scrittura? Può sopravvivere al primo fatidico incontro dopo mesi e mesi di confidenze schermate? Emmi è sposata, Leo è reduce dall’ultima fallimentare relazione. Finale a sorpresa. Emozioni assicurate.
E’ passata mezz’ora, tirate l’impasto fuori dal frigo, stendetene una parte con il mattarello, sistematelo in una teglia, spalmatelo di marmellata (io ho usato quella di albicocche fatta in casa dalla mia mamma). Con la pasta rimasta fate delle strisce e piazzatecele sopra. Il tutto va in forno per 40 minuti circa a 180 gradi.
Due le ispiratrici della mia Crostata dell’Immacolata. Tamara Viola con la sua “Crostata normale per persone normali” e mia zia Nicoletta. Un’altra zia direte, sì, un’altra. Acquisita, è la moglie di mio zio Ettore. Io non ho sorelle, quella che avrei potuto avere è morta prima che potessi costruirmene un ricordo vero. Nicoletta è la persona più vicino a una sorella che abbia mai avuto. La conosco da sempre, lei e mio zio stanno insieme da una vita intera. Me la ricordo le prime volte a casa dalla nonna, la “spiavo” dalle altre stanze. Scimmia curiosa. Ero con lei a Perugia il giorno della sua laurea in Giurisprudenza. Venne giù una nevicata pazzesca. Era in ansia tremenda. Da Rossano stavano arrivando mia mamma, suo fratello Filippo, mio fratello Edoardo e Ettore. Rimasero bloccati per la neve. Non esistevano ancora i cellulari. Noi eravamo chiuse in facoltà da ore, intontite e senza grande consapevolezza del mondo esterno. A un certo punto decisi di fare un giro fuori. Rimasi folgorata. Eravamo sepolte dalla neve. Tornai dentro e mentendole dissi: “Tranquilla, due fiocchi”. Arrivarono, poi, sul filo di lana, tutti. Distrutti, ma c’erano. Ho odiato Perugia, lei è stata il mio appiglio e la mia salvezza. E’ piccola ma forte come una roccia la mia zia Nichi. Poi è la mamma di due gioie: Francesco e Teresa. Due meraviglie della natura. I miei cugini preferiti. Ed è la regina delle crostate. Ruolo che prima spettava, senza se e senza ma, a mia nonna Teresa. Ora è il suo. La corona è golosamente passata di mano.
Tamara è meravigliosa, io la conosco solo attraverso quello che scrive, qui https://citazionistiavanguardisti.wordpress.com/page/2/ ma vi assicuro: è tanto. Prima o poi scriveremo a quattro mani un libro su noi sudiste oriunde viventi a Roma in quartieri periferici e con fruttaroli egiziani che si chiamano Mimmo
Uh, la crostata!
Io ho scritto, impastato e sfornato ascoltando questa https://www.youtube.com/watch?v=KrcGSOWnJWE
Si fa così si cuoce a fuoco lento mescolando con sentimento (Rossetto e cioccolato – Ornella Vanoni)
Il calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 8
Domenica Immacolata e Concepita. All’improvviso piove. Tra primarie da votare e alberi da addobbare, io ho scelto la crostata. Ascoltando questa canzone
Prendete una spianatoia (va bene anche il classico tavolo della cucina). Prendete della farina, fate una fontana e iniziate a impastare con il burro. Via via aggiungete gli altri ingredienti (uova, zucchero e lievito). Impastate con forza, sfogatevi di rabbia e pensieri. Lasciateli andare su quella spianatoia.
Alla fine di questo maneggiare dovreste avere una palla compatta ma morbida (se è riuscita a me vi assicuro riesce a tutti). Ora prendetela e maneggiandola con cura ricopritela con la pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigo. Mezz’ora circa. In cui ormai, rilassate – sbatacchiare con durezza farina, burro e zucchero aiuta – penserete a voi stesse.
“Le ho mai parlato del vento del Nord” di Daniel Glattuauer (Feltrinelli) è la lettura perfetta. Leggero con garbo. Rosa con testa. Sentimentale senza smielature.
A me lo consigliò Valentina Mercurio della Ubik di Cosenza (stanno arrivando le feste, comprate, regalate libri).
Un legame nato da un errore. Una mail sbagliata. Nasce un rapporto che di schermaglia in schermaglia cresce prepotente. Con forza. Sarà amore? E può essere vero un amore fatto solo di scrittura? Può sopravvivere al primo fatidico incontro dopo mesi e mesi di confidenze schermate? Emmi è sposata, Leo è reduce dall’ultima fallimentare relazione. Finale a sorpresa. Emozioni assicurate.
E’ passata mezz’ora, tirate l’impasto fuori dal frigo, stendetene una parte con il mattarello, sistematelo in una teglia, spalmatelo di marmellata (io ho usato quella di albicocche fatta in casa dalla mia mamma). Con la pasta rimasta fate delle strisce e piazzatecele sopra. Il tutto va in forno per 40 minuti circa a 180 gradi.
Due le ispiratrici della mia Crostata dell’Immacolata. Tamara Viola con la sua “Crostata normale per persone normali” e mia zia Nicoletta. Un’altra zia direte, sì, un’altra. Acquisita, è la moglie di mio zio Ettore. Io non ho sorelle, quella che avrei potuto avere è morta prima che potessi costruirmene un ricordo vero. Nicoletta è la persona più vicino a una sorella che abbia mai avuto.
La conosco da sempre, lei e mio zio stanno insieme da una vita intera. Me la ricordo le prime volte a casa dalla nonna, la “spiavo” dalle altre stanze. Scimmia curiosa.
Ero con lei a Perugia il giorno della sua laurea in Giurisprudenza. Venne giù una nevicata pazzesca. Era in ansia tremenda. Da Rossano stavano arrivando mia mamma, suo fratello Filippo, mio fratello Edoardo e Ettore. Rimasero bloccati per la neve. Non esistevano ancora i cellulari.
Noi eravamo chiuse in facoltà da ore, intontite e senza grande consapevolezza del mondo esterno. A un certo punto decisi di fare un giro fuori. Rimasi folgorata. Eravamo sepolte dalla neve. Tornai dentro e mentendole dissi: “Tranquilla, due fiocchi”.
Arrivarono, poi, sul filo di lana, tutti. Stremati, ma c’erano.
Ho odiato Perugia, lei è stata il mio appiglio e la mia salvezza. E’ piccola ma forte come una roccia la mia zia Nichi. Poi è la mamma di due gioie: Francesco e Teresa. Due meraviglie della natura. I miei cugini preferiti. Ed è la regina delle crostate. Ruolo che prima spettava, senza se e senza ma, a mia nonna Teresa. Ora è il suo.
La corona è golosamente passata di mano.
Tamara è meravigliosa, io la conosco solo attraverso quello che scrive, qui ma vi assicuro: è tanto. Prima o poi scriveremo a quattro mani un libro su noi sudiste oriunde viventi a Roma in quartieri periferici e con fruttaroli egiziani che si chiamano Mimmo.
Uh, la crostata!