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Basta con i piaceri della carne! Facciamo godere anche le verdure! (da Il Piccolo libro del sesso)
Di braccia strappate all’agricoltura è pieno il mondo. Ora la tendenza è di restituirle, quelle braccia. Non quelle degli incapaci, inetti, che, nel linguaggio comune, sarebbero votati allo zappare piuttosto che ad altro, ma quelli che, pur intellettualmente votati ad altro, causa crisi si trovano a reinventarsi un mestiere.
Quello più antico del mondo. No, non quello. Il contadino, intendevo. O meglio, visto che ormai è tutto 2.0, il contadino digitale.
Quello che coltiva la terra, con le sue proprie mani, ma anche quello che mette insieme chi coltiva la terra con le sue proprie mani e lo lancia in rete. Letteralmente. Sull’internet è un fiorire di “adozioni”. Puoi adottare orti, vigneti, ulivi, maiali, alberi da frutta. Il più di queste nuove aziende, virtuali nel reale, sta al Nord. Lombardia in testa.
La Calabria è in coda Eppure di zappatori dovrebbe essere piena. Abbasso il motto “lamentati sempre, agisci poco e lancio una campagna. Per gli ulivi la concorrenza è forte, per le arance anche. Ci restano le clementine, le benedette clementine della Sibaritide. Siamo pieni, siamo circondati. Cercando in rete ho trovato solo un coraggioso imprenditore. Un po’ poco direi. Se come stringa mettete “adotta un clementino” lo trovate. L’azienda si chiama Perseverantia, il che la dice lunga. Il sito merita un giro e l’iniziativa un plauso.
A Roma collettivo di lavoratori in cassa integrazione, di Eutelia, si è rimboccato le maniche e ha preso in gestione tremila metri quadrati all’Ardeatino. Ci hanno fatto un orto. Non si sono rassegnati e hanno vinto. EutOrto, il nome.
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