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Dovevi dimostrarmi che anche nel rammendare una calza si può trovare un universo, non farmi intendere che ho lasciato l’universo, per rammendare calze (Paola Masino)
Tremate, tremate l’angelo del focolare sta tornando (qualora mai fosse davvero sparito). Ebbene sì, a quanto pare l’ultima frontiera del femminismo del terzo millennio è il ritorno al rammendo. Subito dopo la cucina, ovvio. Oggi, complice la crisi (che sta diventando il cappello per giustificare la qualunque), vanno di moda le suffragette dell’ago e filo. La potremmo chiamare la rivincita del ditale. Orlo ribelle.
Non lo dico io, che, per inciso, non so manco attaccare un bottone, nel senso letterale e figurato, ma un’indagine del Centro studi Cna curata da Swg.
Basta corsa all’ultimo capo in vetrina, basta shopping alla Sophie Kinsella (matto e disperatissimo). Oggi si rammenda il vecchio vestito. Si rattoppa la gonna. Si rinnova il cappottino lasciatoci in eredità dalla nonna (tarma esclusa). Ci si cuce l’orlo in casa.
Nell’ultimo anno oltre 6 italiani su 10 hanno fatto ricorso a riparazioni sartoriali – con conseguente boom dei laboratori “orlo rapido” – e quasi 9 consumatori su 10 tendono a recuperare un capo danneggiato o usurato (fonte Repubblica). Insomma, dopo esser state costrette, da televisione e libri, a tornar in cucina a spignattare ci tocca pure far le sartine.
I corsi di taglio e cucito, relegati all’immaginario anni ’50 (stile sorelle Fontana a intendersi) oggi sono cool. Una moda di moda. Il filo è pop.
La rete è piena di corsi e-learning. Ma anche nel mondo fuori. Un corso base, utile a metter su un orlo o cambiare una cerniera, te lo porti via con 100 euro, o giù di lì.
Donne, è arrivato il modellino. Vabbè scusate, scappo, ho da prendere l’ultimo numero di Burda.
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