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Ingiustizia è fatta. Il governo vuole chiudere il Tribunale di Rossano. Rispetto ad altri distretti giudiziari calabresi la città della piana era l’ultima a essere sacrificata. Non dico al posto di chi per non alimentare guerre di campanile, per non citare la solita guerra tra i poveri. Ma, evidentemente, Rossano non aveva sufficienti (?!) raccomandazioni politiche. Oppure quella realtà territoriale non è stata valutata sufficientemente mafiosa per conservare un presidio di legalità. Oppure, ancora, la chiusura di Rossano è stata “barattata” per salvare un’altro tribunale. Quale? La politica deve dire il tribunale che è stato salvato. Non per ritorsione ma per avere una dato di parametro. I cittadini della Sibaritide devono sapere le ragioni e l’entità del “baratto”. E’ una cosa assurda. Una vera e propria vergogna. Ci sono state e ci sono proteste, anche vigorose. Il consigliere regionale Mario Maiolo (Pd) ha dichiarato: «Condivido e appoggio pienamente sul piano politico la richiesta ma occorre un approfondimento serio per richiedere al governo Letta di rivedere la soppressione del palazzo di giustizia e mi auguro che questo possa accadere». Poi un riferimento stonato dello stesso Maiolo laddove aggiunge: «Ho già chiesto al presidente della commissione consiliare regionale contro la ‘ndrangheta di convocare una riunione della commissione e inserire all’ordine del giorno una valutazione sullo stato dell’amministrazione della giustizia sul territorio calabrese e approfondire la situazione giudiziaria nel comprensorio di competenza del Tribunale di Rossano. La commissione consiliare regionale potrebbe dare un contributo utile a sostenere una richiesta che ha bisogno di essere fortemente credibile per non essere scambiata come l’ennesima dichiarazione per auto assolversi nei confronti di un territorio che ha bisogno di attenzioni da parte di tutte le istituzioni». In realtà è inutile rivolgersi a una commissione screditata qual è la commissione regionale antimafia. Più utile (e necessario), per dirla ancora con Maiolo, rivolgersi alla procura generale di Catanzaro, alla procura distrettuale antimafia, alla presidenza del Tribunale e la Procura della Repubblica di Rossano perché siano disponibili a fornire ogni utile documentazione affinché (altre istituzioni e non certo) la commissione regionale possa procedere e, quindi, inoltrare al governo la conseguente richiesta».
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