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In questo caso il passaggio da 2 a 3 dimensioni non è un semplice passo avanti, ma rappresenta un salto concettuale che potrebbe cambiare il modo di fare (nel senso di costruire) le cose. Costruirle come finora non si è mai fatto.
Le stampanti hanno cambiato il modo di produrre e gestire i documenti cartacei negli ultimi cinquant’anni. Insieme ai computer, hanno fatto sparire le vecchie macchine da scrivere, diventate ormai eleganti soprammobili, ricordo di un tempo passato. Eppure, quando nel 1976, fu inventata la prima stampante a getto di inchiostro, progenitrice di molte stampanti che usiamo anche oggi, non si pensava che quella invenzione avrebbe fatto fare un salto ancora più importante alla stampa automatica, facendola passare da semplice creazione di documenti stampati a costruzione di “oggetti stampati” di ogni tipo.
Fu Charles Hull nel 1984 a inventare un processo di stampa tridimensionale che partiva da un modello digitale 3D di un oggetto definito in un computer e lo stampava in 3 dimensioni depositando del materiale (plastico, metallico o polimerico) a strati finché l’oggetto non era bello e pronto.
Da lì la strada è stata, come si usa dire, in discesa e oggi si possono comprare piccole stampanti 3D al costo di qualche migliaio di euro per farsi in casa un laboratorio di fabbricazione di oggetti tridimensionali di ogni tipo – tazzine, giocattoli, parti di automobili, di biciclette o di aerei, gioielli, vestiti, protesi mediche, armi (purtroppo), e altro ancora.
Oggi la frontiera più avanzata della stampa 3D è la costruzione di organi. Cinque anni fa è stata usata una stampante 3D per creare la protesi di un gamba, con tutte le parti, compresi ginocchio e piede, stampati e montati insieme. Qualche anno fa si è iniziato a “stampare” vasi sanguigni. L’anno scorso è stata stampata una protesi personalizzata di una mascella inferiore, che è stata successivamente impiantata ad una anziana signora di 83 anni che soffriva di una infezione ossea cronica. Lo stesso processo usato per la creazione della protesi ossea è attualmente in fase di sperimentazione per promuovere la crescita di nuovo tessuto osseo. All’Università di Oxford è stata costruita una stampante tridimensionale in grado di produrre un materiale che è costituito da strati di goccioline di acqua assemblate in una rete ordinata e separati da una sottile membrana lipidica. Le micro-strutture stampate potrebbero essere usate per riparare organi e tessuti danneggiati, infatti si comportano come cellule e tessuti viventi, ad esempio trasmettendo segnali elettrici come fanno le cellule nervose.
In Italia, a partire dalla tecnologia della stampa 3D, sono nati i Fablab, luoghi in cui progettare e realizzare oggetti personalizzati e costruiti su misura per ognuno di noi. I Fablab vogliono dimostrare che la stampa 3D non ha soltanto aumentato di una dimensione le modalità di stampa ma può rappresentare lo strumento futuro per diffondere una nuova modalità di produzione che sta a metà tra l’industria e l’artigianato, le comprende ambedue e potrà trasformarle. Un nuovo modo di costruire beni che nei prossimi decenni potrebbe cambiare totalmente i processi e le forme di produzione con cui si realizzano le cose che usiamo tutti i giorni.
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