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Che cosa hanno in comune Matteo Renzi e Giuseppe Scopelliti? Il giubbotto di pelle alla Fonzie, al secolo Arthur Fonzarelli. Da usare nel tempo libero. D’accordo: un po’ vintage e un po’ retrò. Ma vuoi mettere il glamour attempato? Al nostro governatore il sindaco di Firenze gli sta simpatico. Al punto che gli ha lanciato un endorsement. Infatti, 19 maggio scorso l’ufficio stampa di Palazzo Alemanni (notare che il 19 era domenica) ha diffuso la seguente nota: «E’ arrivato il momento di fare una grande riforma che comprenda un nuovo sistema di voto e l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Solo con un Capo dello Stato scelto direttamente dal popolo e con poteri reali la politica nazionale può ritrovare l’alto valore del suo compito. A questo punto – ha aggiunto il Presidente Scopelliti – abbiamo tutti l’obbligo morale, non solo verso i propri elettori ma davanti a tutti gli italiani, di impegnarci su questo tema per trovare in breve tempo la soluzione migliore. Invito Matteo Renzi a confrontarci perché dalla giovane classe dirigente può arrivare l’impulso valido per trovare la soluzione più adeguata. Apriamo il dibattito – ha concluso il Presidente Scopelliti – vediamo con attenzione quale tra le esperienze internazionali può essere la formula più congeniale per le nostre esigenze ma facciamo in modo che questo risultato sia già attivo dalle prossime consultazioni politiche». Al momento l’invito di Scopelliti è caduto nel vuoto. Nessuno gli ha dato retta. Né in Calabria né tantomeno altrove. Solo i renziani calabresi si sono ingelositi e hanno risposto a Scopelliti di lasciar perdere. Il problema è, forse, un altro. Giuseppe Scopelliti cerca un palcoscenico nazionale. Che sino a ora nessuno gli ha dato. Neppure di Pdl.
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