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Fra venti mesi, ovvero nella primavera del 2015, ci saranno le elezioni regionali. L’anno prima si terranno le elezioni europee. E chissà se in questo vortice elettorale gli italiani non saranno chiamati a consultazioni anticipate nel caso in cui l’esperienza Letta dovesse chiudersi anzitempo. Questo significa che siamo già entrati in campagna elettorale o forse non siamo mai usciti. E ciò accade senza sapere quali partiti e quali schieramenti resteranno in vita e quali leggi elettorali si adopereranno. Se quelle esistenti, compreso il famigerato Porcellum, e come. Senza contare che, nel frattempo, potrebbero essere seppellite o resuscitate le province. Nell’orizzonte regionale l’argomento all’ordine del giorno è come individuare il candidato ideale per la presidenza del governo regionale. In Calabria si hanno poche certezze. Per adesso ci sono solo desideri inconfessati. Tra le (quasi) certezze, la prima racconta che, reggendo l’attuale bipolarismo ibrido, dovrebbero confrontarsi il blocco del centrodestra e il blocco del centrosinistra. Con il terzo incomodo dei penta-stellari di Grillo, ancora sconosciuti alla prova delle regionali se si esclude l’esperienza della Sicilia che è stata positiva per loro. E senza neppure dimenticare che in Calabria, dove c’è una forte tradizione moderata, i centristi, i neo-centristi e i diversamente centristi dovranno scegliere se guardare a destra o sinistra. La presenza di Clemente Mastella alla convention del Cdu organizzata da Mario Tassone al Parco dei principi di Roma l’11 maggio scorso certifica un attivismo finalizzato alle prossime competizioni elettorali. La seconda certezza è che il centrodestra ha già il suo candidato. E si chiama Giuseppe Scopelliti. Una riproposizione naturale, fisiologica che andrebbe valutata a fronte dei risultati conseguiti o non conseguiti. Salvo le variabili temporali, sempre possibili. Bisogna anche considerare gli svolgimenti precedenti. Gli ultimi due governatori, Agazio Loiero per il centrosinistra e Giuseppe Sopelliti per il centrodestra, prevalsero con una vittoria annunciata. Non ci fu mai, neppure per un momento, incertezza sull’esito finale del voto. Si direbbe: un risultato già scritto. Come mai? Per diversi motivi. Intanto, perché entrambi partirono nella campagna elettorale, rispetto al proprio competitore, con largo anticipo. Almeno un anno prima. Perché è importante partire con anticipo? Perché la macchina elettorale è un qualcosa di complicato che richiede un assemblaggio particolare e dettagliato. Ad accumulo di risorse e di energie. Partendo dalla selezione e dalla fidelizzazione del personale che scenderà in campo, dai compagni di viaggio. Oggi qualcosa potrebbe cambiare se si dovesse modificare la legge elettorale in funzione dell’eventuale abolizione delle province. In ogni caso, chi parte per primo ha la possibilità della prima scelta. Sicché, come tutte le cose della vita, il fattore tempo è importante. Decisivo. Sino a ora c’è stata l’alternanza che ha prodotto benefici per chi ha vinto. Agazio Loiero ha vinto sulle macerie di Giuseppe Chiaravalloti. Giuseppe Scopelliti ha vinto sulle macerie di Agazio Loiero. E’, possibile, questa volta, che Scopelliti vinca sulle proprie macerie? Intese metaforicamente. Infatti, quando si parla di macerie non si tratta di un pronunciamento offensivo, anche se talvolta appare ineludibile, ma dalla constatazione che le condizioni socio-economiche della Calabria, ataviche per altro, penalizzano chi governa e aiutano chi si oppone o fa finta di opporsi. Compito di Scopelliti è smentire tale assunto. Ma i meriti e di demeriti iniziano e finiscono nello specchio del competitore. Delle elezioni regionali, al momento, nessuno ne parla. Ma è chiaro che questo sia l’ argomento principale nello scacchiere politico calabrese. Sicuramente rappresenta un assillo per il Pd, anche se nessuno lascia trasparire alcun che. Un assillo anche per tutto lo schieramento di centrosinistra, ancora indefinito. Tuttavia si può immaginare, in assenza di altri clamorosi autogol, che prima dell’estate il Pd elegga il proprio segretario regionale e, intorno a esso, una maggioranza che lo sostenga e che ponga in essere se non proprio un progetto di cambiamento almeno una proposta di miglioramento delle condizioni attuali della regione. Ciò ha molto a che fare con il profilo del candidato tipo. Che sarà verosimilmente scelto attraverso primarie di coalizione. Come dovrebbe essere – e questo vale per chiunque scenderà in campo – l’identikit del competitore di Scopelliti? (Sempre che l’attuale governatore non si candidi alle europee, ipotesi recondita). Il profilo ideale non dovrebbe somigliare a quello dei predecessori. Dovrebbe avere un background culturale in grado di leggere la complessità della società calabrese per interpretarne i bisogni e offrire soluzioni. Dovrebbe avere un respiro regionale, cioè non provincialistico. Dovrebbe essere e apparire unitario ma non unanimistico. Meglio se giovane e colto. Dovrebbe evitare di promettere di “rivoltare la Calabria come un calzino” e di usare lo spoil system come una clava. Dovrebbe trasmettere fiducia, incutere una buona dose di soggezione che è segno di autorevolezza, allontanando da sé quanto più possibile la zavorra dei clientes e degli impresentabili. Ma neppure con questi presupposti si è in grado di vincere. La vittoria, nelle condizioni date, è un’ alchimia situazionistica. I dilemmi di sempre. Come si parte, quando si parte, con chi si parte, per dove si parte. Il Pd e la sua potenziale coalizione è dentro questa logica? Non lo sappiamo. Certo il Pd, da come gestirà le primarie per la scelta del segretario regionale si saprà se esso, oggi messo male in arnese, sarà in grado di rimettersi in carreggiata. I nomi? Per adesso nessuno. Ma dietro le quinte si fanno. Perdinci se si fanno.
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