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Di Carlo Ripa di Meana tutto si può dire meno che sia un personaggio. banale o noioso o statico. La vita l’ha vissuta pienamente e con grande godimento. Il suo detrattore principale, Roberto D’Agostino dell ditta Dagopsia, lo ribattezzò anni fa “Orgasmo da Rotterdam” per via della sua fama di tombeur de femmes. Con Marina Punturieri, già Marina Lante (Barcollante per Dagospia) della Rovere, sua sposa, ha fatto una coppia affiatatissima, presente in tutti i salotti che contano. I coniugi hanno fatto sempre spallucce delle maldicenze dei maldicenti. A differenza del londinese Phileas Fogg che per scommessa fece il giro del mondo in 80 giorni, il nostro Carlo ha fatto il giro politico dell’arco costituzionale in 80 anni. Il marchese, che di anni ne ha 84, ben portati, ha circumnavigato lo scacchiere politico sempre controvento. Questo significa che non è stato mai un voltagabbana da quattro leghe. Al contrario è stato ed è un uomo di qualità, intelligente, colto, esteta, sensibile, di larghe vedute, solido ambientalista. Garantista. Che spiega sempre le cose che fa e perché le fa. Provando un gusto straordinario a stupire. Nonostante i suoi lombi di autentica nobiltà, da giovane ha militato nella giovanile comunista. Snobismo allo stato puro. Off course! Poi socialista con un lungo sodalizio con Craxi, diventando deputato, deputato europeo e commissario europeo. Nel 1992 si dimette da ministro dell’Ambiente del governo Amato. Nel 1995 diventa leader dei Verdi. Lasciati i Verdi assume la presidenza di Italia Nostra. Poi un breve passaggio in Rifondazione comunista come consigliere regionale in Umbria (vive a Todi). Chi volesse conoscere la sua vita può leggere la sua autobiografia, “Cane sciolto”. E’ stato – e bisogna dargli atto – colui il quale in Italia ha combattuto più di tutti il diffondersi delle pale eoliche che hanno sfregiato il paesaggio italiano. Poi – quando si parla di lui non si può ma dire “infine” – il lento passaggio nel centrodestra. Da ultimo il suo pubblico endorsement verso Gianni Alemanno.
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