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Nel decennio 2000-2010 le maggioranze che si sono succedute alla guida della Regione Calabria hanno apportato modifiche all’impianto istituzionale, dallo statuto alla legge elettorale. Il più delle volte i cambiamenti sono stati dettati più da impulsi contingenti che da reale necessità. Con ragionamenti di corto respiro. Variazioni dettate dall’illusione di trarne un beneficio elettorale. Così accadde alla maggioranza di centrodestra che alzò il quorum per sbarrare la strada alle piccole formazioni, così accadde alla maggioranza di centrosinistra che s’inventò alcune alchimie, come quella di istituzionalizzare le primarie. Oggi la maggioranza regnante non sembra voglia mettere le mani all’impianto istituzionale vigente che, a parere di molti, è giudicato portatore di una buona legge elettorale. Non ci sono proposte di cambiamento all’orizzonte, al netto della proposta di legge del consigliere regionale Giovanni Nucera, depositata nei mesi scorsi, tesa a determinare l’incompatibilità e l’ineleggibilità dei candidati a consigliere regionale. Egli auspicò, in illo tempore, la riduzione del numero dei consiglieri regionali a 30 componenti. E ancora: la limitazione del numero di mandati possibili per ogni consigliere (massimo tre), la modifica delle liste di coalizione per il candidato a presidente della giunta regionale affinché esse non possano essere più di cinque per ciascun candidato alla presidenza. L’intento di Nucera, in definitiva, sembra essere quello di evitare che liste di comodo possano fare da paravento alle liste ufficiali. In realtà il presidente Scopelliti, a inizio di mandato, pensò seriamente a modifiche sostanziali. Ovvero, un cambio della legge elettorale regionale che prevedesse l’abolizione delle preferenze da sostituire con un listino bloccato. Il governatore fece veicolare la proposta in un’intervista al settimanale Panorama apparsa all’inizio del 2011. Lanciò il sasso nello stagno e poi volle fare una verifica sul campo. Il 14 febbraio 2011 organizzò, in un albergo di Catanzaro, un forum con i giornalisti calabresi ai quali spiegò la ratio della sua proposta; cioè ridurre il pericolo di infiltrazioni mafiose nei consessi elettivi attraverso una selezione preventiva dei candidati per essere sicuri della loro nitidezza. E l’arresto dei consiglieri regionali Santi Zappalà, Franco Morelli e Antonio Rappoccio, cui si aggiunse il primo dei non eletti Cosimo Cherubino, sembrò dare ragione a Scopelliti. Salvo a chiedersi: ma questi signori come sono stati messi in lista? Ci sono andati da soli? E, infatti, la maggior parte dei giornalisti presenti al forum di Catanzaro bocciò la proposta Scopelliti, il quale, senza adontarsene, lasciò perdere. Chiuso con un sospiro di sollievo perché avremmo avuto il Porcellum calabrese. Il suino nero. In questo momento il Consiglio regionale, al netto della riduzione delle spese, in parte fatte, in parte annunciate e in parte osservate dalla Guardia di finanza (quello che fa specie non è tanto o solo l’ammontare delle cifre ma le motivazioni abiette, se provate, del loro uso), è alle prese con la riduzione dei consiglieri regionali da 50 a 40. E’ altresì in corso una stucchevole e populistica discussione circa la necessità di un’ulteriore riduzione a 30 dei consiglieri regionali. La materia, in verità, non dovrebbe essere né opinabile, né negoziabile né, tanto meno, referendabile poiché ci sono le leggi. Basta applicarle. L’Istat ha dato i risultati provinciali del censimento 2011, sommando i quali la Calabria si trova sotto i due milioni di abitanti. Destinata, quindi, a contemplare 30 consiglieri. Quando sarà. Ma ci vuole un pronunciamento ufficiale, dopo di che si applica la legge. Tenendo anche conto che è possibile, in un futuro non tanto lontano, che siano abolite le province. E allora occorrerà mettere mano a modifiche statutarie di una certa consistenza. Discorso rimandato. Quello che si può dire sin da subito è che se ci fosse una forte cura dimagrante del numero dei consiglieri regionali Palazzo Campanella, l’edifico andrebbe incontro a un suo ridimensionamento logistico. E’ come se una taglia 44 fosse vestita da una taglia 54.
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