2 minuti per la lettura
Carlo d’Inghilterra, principe di Galles, duca di Rothesay e di Cornovaglia, ha 64 anni. I
capelli sono bianchi. Il volto equino come tutti i Windsor. Sua madre, Elisabetta II del
Regno Unito, ha 86 anni. E non si decide. Lunga vita alla regina. Ma la testa coronata regna
da 60 anni, amatissima dai suoi sudditi, e non ne vuole sapere di lasciare il trono. Non è
come Benedetto XVI che ha rinunciato al Soglio di Pietro. Intanto il povero Carlo aspetta. E
spera. Forse. Nel frattempo il primogenito reale, il principe William, duca di Cambrige, si
scalda a bordo campo. E pazienza se la scrittrice inglese Hilary Mantel ha definito la
principessa Kate “una bambola senza personalità”. L’apprezzamento, subito rilanciato dai
tabloid scandalistici, è diventato un affare di Stato. Anzi di Regno.
Trasferendo – con il dovuto rispetto – il destino di Carlo alle vicende politiche nostrane
si possono notare curiose assonanze con alcuni rampolli dei casati più o meno illustri della
partitocrazia che sono invecchiati aspettando un posto al sole in virtù del cognome portato
spesse volte abusivamente e con troppa disinvoltura. Come se il cognome fosse un
passepartout per entrare ovunque.
Un Carlo basta e avanza.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA