2 minuti per la lettura
Le liste sono state fatte. In Calabria hanno prevalso gli apparati di quello che resta dei
partiti politici. Quella vecchia abitudine a conservare le ultime rendite. A cooptare i
sepolcri imbiancati che ancora deambulano per le vie. Sia a destra che a sinistra. E al
centro, ovviamente. C’è puzza di naftalina persino tra gli insospettabili antagonisti.
Ciò ha provocato alcune situazioni. Sono sparite le vedove. Non c’è traccia dei professori.
Né delle sindachesse. Le antimafie vere (quelle poche che ci sono) e le antimafie con la partita
iva (abbondanti) non sono state prese in considerazione. Assenti dalle liste.
La società civile è stata messa a riposo. Intendiamoci: l’assenza di queste categorie dalla campagna
elettorale non è di per sé un fatto negativo. Qualche volta è positivo che non siano state
coivolte queste sovrastrutture. Perché, a un certo punto, per dirla con Indro Montanelli,
“la pugna diventa pugnetta”.E’ positivo, invece, il numero di donne candidate.
Non sempre in posizione vincente, ma la quantità di presenza femminile è un fatto certamente positivo.
Specie se ci sono energia, passione, intelligenza.
E allora ben vengano Anna Falcone, Katia Stancato, Consuelo Nava,
Laura Cirella, Enza Bruno Bossio, Ida Dominijanni, Stefania Covello.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA