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Superata brillantemente la baggianata della presunta profezia Maya, comunque, gli ultimi giorni dell’anno vedono tanti esercitarsi nell’arte di prevedere l’imprevedibile. È questo il vano esercizio che in questi giorni promettono di fare astrologi, futurologi e ciarlatani. La coincidenza aritmetica della fine d’anno procura lavoro e immeritati guadagni a quanti, nelle televisioni, sui giornali, per telefono e su internet praticano la profezia dei destini dei singoli e delle collettività sulla base delle ellittiche celesti.

Purtroppo sono tantissimi quelli di noi che dimenticano le previsioni sbagliate e sballate degli anni precedenti e si affidano nuovamente, con rinnovata speranza, ai pendolini o alle sfere di cristallo posticce di chi è diventato ricco distribuendo sciocchezze a piene mani a individui ansiosi di conoscere il loro avvenire e amano sentirselo raccontare come radioso, ricco e pieno di soddisfazioni.

Il successo e la lunga vita dell’astrologia sono una prova evidente della stupidità umana o quantomeno della limitatezza della nostra mente. Altre prove, a volerle cercare, certamente esistono, ma preferiamo soprassedere per evitare di deprimerci. Ogni volta che le masse si trovano davanti all’ignoto, invece di mantenere i piedi per terra e far conto sulle proprie forze, ricorrono ad altro da sé. I filosofi la chiamano alienazione, il saggio uomo della strada usa un termine più semplice e diretto: stupidità. La nostra società non sa e non vuole trovare soldi per la ricerca e per le università, ma spende tanti soldi per ascoltare tanti ciarlatani fare previsioni sull’imprevedibile.

A fine anno è il turno degli astrologi; preparatevi per le prossime abbuffate televisive. Loro profetizzano e noi ci rallegriamo, almeno per un giorno. A quelli che crederanno nelle loro baggianate, rimarrà tutto il resto dell’anno a venire per accorgersi dell’abbaglio. Tutto questo servirà a stare più attenti nella prossima fine d’anno? Noi siamo scettici, ma per non togliere la speranza agli ottimisti, affidiamo ai posteri la sentenza.

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