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Forse l’avete dimenticato. Ma il portavoce del Pdl è ancora Daniele Capezzone. Almeno così
si firma il prode guerriero sul sito ufficiale degli azzurri e in qualche pezzullo
concessogli dai giornali di famiglia.
Il caso dell’ex pupillo di Pannella è un classico italiano. Si riceve una nomina, tanto per
toglierselo dai piedi, e poi ci si dimentica di farlo lavorare. Ma l’interessato, poiché non
è stato dismesso né con un atto ufficiale né a voce, come per la servitù, continua
imperterrito a firmarsi come portavoce del Pdl.
Dal punto di vista umano si capisce. Finché è durata la baldoria, il mondo berlusconiano di
Raiset gli ha concesso una finestrella sul teleschermo. Come frate Indovino lanciava il
proverbio del giorno.
Faceva il suo compitino con tono apocalittico e volto serioso (ma la sua non è una maschera:
porta effettivamente sulle spalle gli affanni del mondo), difendendo il Cavaliere e
demonizzando le istanze demoplutocratiche.
L’ultima sua performance, in un passo, recita: «Quanti avevano in mente che la partita
elettorale fosse già chiusa a favore della sinistra, devono rifare i loro conti, dopo il
ritorno in campo di Berlusconi. Ma sono chiamati a contrastarlo in modo “fair”, non
alimentando un clima anti-italiano».
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