X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

I governi rigoristi di alcuni paesi europei hanno deciso che, insieme ad altre cose importanti, l’Europa non debba più finanziare il programma Erasmus, un progetto che più di tante altre attività per le quali si spendono fondi dell’Unione, crea l’Europa permettendo agli studenti di studiare all’estero e di sentirsi realmente europei. Ogni anno oltre 200.000 studenti studiano in un paese estero grazie a quel programma. Infatti, con Erasmus uno studente universitario europeo può effettuare in una università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università. Come il filosofo Erasmo da Rotterdam, che viaggiò e lavorò in diversi paesi europei per conoscere le tante differenti culture, anche gli studenti europei, usando il programma Erasmus, possono studiare in Europa. Possono realmente conoscere la vita e la cultura degli altri paesi e vivere da europei.

Purtroppo il braccino corto dei governi del nord Europa rischia di far sotterrare uno dei programmi più importanti per i giovani del vecchio continente. A guardar bene, comunque non sembra che il nostro governo si stia sbracciando per denunciare questa scelta illogica e dannosa e per cercare di porvi rimedio. Molte personalità della cultura europea hanno firmato una petizione e migliaia di persone si sono unite a loro, ma i telegiornali non trovano spazio, tra le tante notizie inutili che ci propinano, per denunciare questa scelta scellerata che non vuole rifinanziare un programma di formazione e di educazione europea tra i più importanti. 

Tutti si riempiono la bocca di giovani, di studenti, di cultura e di conoscenza, ma alla prova dei fatti a razzolare bene sono in pochi e talvolta i giovani e gli studenti, invece di essere incoraggiati e sostenuti si beccano anche le manganellate.

Il soldato Erasmus va salvato, ma ad oggi non si vede chi vuole realmente farlo. E per farlo ci vorrebbe l’impegno e la denuncia di tutti quelli che hanno a cuore l’Europa e la sua cultura. Il contributo di tutti quelli che hanno capito che questa Europa, che protegge più le banche che i giovani e gli studenti e che si preoccupa più della finanza che della cultura, se non cambia strada si avvia a perdere il proprio ruolo e a smarrire la strada verso il futuro.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE