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CROTONE – Quello che manca sono i servizi, la manutenzione delle strutture e del parco, quel tocco in più che renderebbe il viaggio incancellabile. Ed invece il bancone del Museo di Capocolonna è completamente vuoto. Neanche una brochure illustrativa, o un catalogo dei reperti, un totem, o delle guide turistiche, disponibili sul posto, a spiegare il significato, la storia e l’importanza di questo luogo. Anche il bar del Museo è chiuso. Non è stato mai affidato in gestione, eppure è una bella struttura. E non c’è neanche un distributore automatico di bevande, per esempio. Non pretenderemo certo di essere agli Uffizi a sbocconcellare un toast comodamente seduti sul terrazzo che dà sulla cupola, in fila con i giapponesi. Ma qualcosa in più forse si potrebbe pretendere. Anche perché i visitatori non mancano e potrebbero aumentare con delle politiche differenti. Soltanto tra maggio ed aprile scorsi ci sono stati 3.000 visitatori. Cinquecento persone nei giorni di Pasqua e pasquetta e circa 800 nel mese di giugno. Dopo aver ammirato i preziosi tesori custoditi all’interno delle sale, e prima di far visita al tempio, decidiamo di raggiungere il teatro all’aperto, che si trova alle spalle del Museo. Una struttura moderna, dalla forma simile a un disco volante, un’opera di architettura immersa nel Parco. Ma il personale oppone resistenza e ci chiede, inspiegabilmente, l’autorizzazione del soprintendente ai beni archeologici della regione, Simonetta Bonomi, che, contattata telefonicamente, ci consente immediatamente l’accesso. Accompagnati da un custode, ed incuriositi da tanto mistero, varchiamo il cancello chiuso  da un lucchetto di ferro, da cui si accede all’area dell’anfiteatro. Ma appena imboccato il primo vialetto, si comprende il motivo di tante esitazioni, da parte del personale incaricato. Tutt’intorno, ci sono ettari ed ettari di campi, e sono ricoperti interamente da sterpaglie. L’erbaccia sovrasta tutto, anche la cima degli ulivi, che si intravedono appena in mezzo a quella massa di fieno dorato. Lontano una striscia di mare azzurro. Ma del teatro, neanche l’ombra. Sembra scomparso, svanito dal nulla. E’ come se l’astronave, all’improvviso, avesse preso il volo. 

Per il complesso archeologico di Capocolonna ci sono, fermi al palo, cinque milioni di euro. Tra interventi di scavi, per portare alla luce le antiche vestigia greco-romane, ed interventi di restauro e ristrutturazione del polo museale, il Parco archeologico potrebbe diventare un vero gioiello incastonato sullo Ionio. «Ma – ha protestato Simonetta Bonomi, soprintendente ai beni archeologici della Calabria– questi soldi sono solo virtuali. Abbiamo annunciato l’avvio dei lavori un anno fa. Non pensavamo di dover aspettare così tanto. Almeno per il primo progetto, che ha una copertura finanziaria di due milioni e mezzo di euro». «Da parte nostra – ha spiegato – abbiamo concluso la progettazione e la gara d’appalto è stata effettuata. Ma i lavori sono bloccati a causa della certificazione antimafia della ditta, che deve essere rilasciata dalla Prefettura. Si attende la consegna formale dei lavori all’Associazione temporanea a d’imprese, che ha vinto la gara nel dicembre del 2011». «Gli altri due milioni e mezzo di euro, per un progetto finanziato con fondi comunitari, attraverso la Regione – ha continuato Bonomi –  sono pure fermi. La progettazione l’abbiamo terminata l’anno scorso. Ma finora è stata bloccata dalla Regione, che doveva dare l’approvazione. Finalmente qualche giorno fa abbiamo ottenuto anche l’ok dalla Regione. Quindi ora partiranno le gare». 

Un posto così, abbandonato a se stesso, sembra un piazzale desolato in cui poter fare qualsiasi cosa, tanto nessuno controlla. Degrado e decadenza regnano incontrastati in uno dei siti archeologici più importanti della regione. Un bene che, se opportunamente valorizzato, porterebbe ricchezza e sviluppo al territorio. In questo stato, anziché testimoniare un passato ricco e glorioso, mostra un presente povero e privo di prospettive.

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