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CUTRO – Gli investigatori, ieri sera, quasi sobbalzavano. Avevano appena saputo della decisione del gup del Tribunale di Crotone Giulia Proto che ha concesso gli arresti domiciliari a Vito Martino, 42 anni, presunto killer della cosca Grande Aracri. E proprio domani potrebbe andare a sentenza il processo Scacco Matto, filone omicidi, nell’ambito del quale il pm Antimafia Pierpaolo Bruni per lui (come per altri quattro imputati) ha chiesto l’ergastolo. Martino, in particolare, deve rispondere di cinque omicidi.
Martino era però detenuto per la condanna inflittagli, sempre dal gup Proto, nel marzo scorso, a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Fu ritenuto colpevole di detenzione di una pistola Luger calibro 9×19, arma da guerra, e di 13 cartucce rinvenute nel corso di una perquisizione domiciliare nell’ottobre 2010. Una condanna inflittagli nell’ambito del processo Masnada, scaturita dall’inchiesta che un anno prima sgominò una banda dedita a furti e rapine capeggiata, secondo l’accusa, dal figlio Salvatore. Vito Martino, quando fu raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’inchiesta Masnada, era in carcere: stava scontando la condanna definitiva a 16 anni inflittagli nell’ambito del processo Scacco Matto per associazione mafiosa e il tentato omicidio di Salvatore Arabia, sventato dai carabinieri nell’agosto 2000 (ma tre anni dopo lo stesso Arabia venne assassinato in un altro agguato mentre entrava in un ristorante). Per ogni semestre gli sono stati concessi 45 giorni di liberazione anticipata. La condanna Scacco Matto, insomma, è stata espiata. Quindi, fino a ieri Martino era detenuto soltanto per la sentenza Masnada.
Intanto, i suoi avvocati, Gregorio Viscomi, Salvatore Stajano e Gianni Russano, avevano fatto istanza al gup insistendo sul fatto che il loro assistito ha scontato 12 anni e ciò dovrebbero costituire un deterrente per la reiterazione dei reati e che non sussistono esigenze cautelari. Ribadiamo, per Scacco Matto, filone dell’associazione mafiosa, Martino è un uomo libero, avendo beneficiato dei vari sconti per la buona condotta. Restava in carcere per l’arma.
Ma nella valutazione del gup non è entrata la considerazione che da qui a pochi giorni potrebbe andare a sentenza un processo in cui Martino rischia la massima pena. Proprio ieri l’avvocato Viscomi ha pronunciato la sua arringa con riferimento anche alla posizione di Martino. Nel processo il boss Nicolino Grande Aracri e Vito Martino sono accusati, in concorso, il primo come mandante e il secondo come esecutore materiale, dell’omicidio di Antonio Simbari, cutrese emigrato a Cremona, assassinato il 22 agosto ’99 a San Mauro Marchesato. Nicolino Grande Aracri, Ernesto Grande Aracri e Vito Martino (il primo come mandante e gli altri come esecutori) sono accusati dell’omicidio di Antonio Macrì, cutrese, attirato in una trappola, e dell’occultamento del cadavere tramite sotterramento. L’omicidio sarebbe avvenuto il 21 aprile 2000. Stessa tecnica sarebbe stata usata per l’omicidio di Rosario Sorrentino del 16 agosto 2000. Nicolino Grande Aracri, Vito Martino, Salvatore Nicoscia, il primo come mandante e gli altri come esecutori, sono accusati del duplice omicidio di Francesco Arena e Francesco Scerbo, avvenuto in un bar a Isola il 2 marzo 2000.
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