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COSENZA – Il conto alla rovescia è scattato anche per la sanità privata: a partire dall’1 luglio andrà in vigore il piano di riconversione delle cliniche, con forti tagli sui posti letto per acuti. Si passerà dai 577 posti letto, attualmente distribuiti su undici cliniche, ai 329 individuati dal decreto 26 del 21 marzo scorso adottato dal presidente e commissario ad acta per la Sanità Giuseppe Scopelliti. Il riparto, in verità, per il momento non è definitivo: i posti letto assegnati in tutto sono 317, perché resta sospeso il caso di Villa Ortensia, in attesa che si risolva il contenzioso in atto. 

La riorganizzazione inciderà soprattutto sui posti di medicina generale che resteranno attivi, benché dimezzati, solo all’istituto “Nineta Rosano” di Belvedere. Su 260 posti letto che dall’inizio del mese di luglio verranno soppressi, 141 riguarderanno medicina generale. Il direttore generale dell’Asp, Gianfranco Scarpelli, assicura che la scure dei tagli – dettata dai vincoli del Piano di rientro – non ha seguito la mera logica del risparmio a tutti i costi. «Abbiamo registrato finora medie da 300 mila ricoveri inappropriati all’anno e il 50 per cento ricade nei reparti di medicina generale. Significa che sono stati ricoverati pazienti cronici non acuti. Per queste ragioni – spiega Scarpelli – sono stati diminuiti i posti di medicina generale, per migliorare la percentuale di appropriatezza dei ricoveri, mentre si aumenteranno i posti per la lungodegenza». Il riordino piuttosto assegna alle cliniche un indirizzo prevalente di specializzazione: e così ad esempio il Sacro Cuore sarà dedicato esclusivamente alle nascita, unica clinica in cui sarà attiva con la ginecologia anche l’ostetricia e avrà l’obbligo di garantire assistenza parto – analgesica e neonatologica. L’istituto “Ninetta Rosano” di Belvedere sarà indirizzato verso la cura del cuore, con cardiologia interventistica, chirurgia vascolare e l’Utic. In più dovrà garantire la copertura delle urgenze per l’intera giornata nelle discipline assegnate alla clinica e potrà realizzare, nell’ambito della rete dell’emergenza e urgenza, una superficie per l’elisoccorso entro dodici mesi. 

Una elisuperficie potrà essere realizzata anche presso l’altra clinica privata di Belvedere che, come centro specializzato in Ortopedia dovrà – al pari della cosentina “Scarnati” – garantire la copertura delle urgenze diurne e trattare le fratture del collo e del femore. Il decreto, assicura la Regione, tiene conto delle condizioni orografiche e dei tempi di percorrenza «in modo da consentire che il paziente possa essere tutelato in un contesto di rete» e chiama il privato alla riqualificazione della sua offerta, per ridurre i doppioni e offrire servizi in settori finora scoperti.

Ora resta da verificare l’impatto che la riorganizzazione avrà sull’offerta sanitaria in una provincia che sta facendo i conti con il riordino della rete ospedaliera pubblica. Nella relazione allegata al piano la Regione riporta le valutazioni dell’Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari nazionali) che ha evidenziato, nello studio a supporto del Piano di rientro, la necessità per la rete ospedaliera privata di una «riqualificazione dell’offerta volta a valorizzare la specializzazione delle prestazioni a seconda delle aree funzionali, ovvero la specializzazione in prestazioni per apparati/sistemi ovvero, infine, la specializzazione in singole specifiche discipline in modo che il principio della consistente correlazione positiva tra elevati volumi di singole prestazioni e livelli di qualità delle stesse prestazioni determini l’elemento virtuoso di qualità e di sviluppo». L’Agenas rilevava le piccole dimensioni delle cliniche calabresi, indicando la necessità «attesa la limitata capacità ricettiva», di abbandonare la multidisciplinarietà.

Il direttore dell’Asp Scarpelli va oltre. «Bisogna evidenziare che il riordino, a differenza di quanto mi è capitato di sentire, riguarderà anche il privato. La riduzione di posti letto – dice – è significativa». I numeri, assicura, sono adeguati alla domanda di sanità. «Ci siamo affidati ad uno studio che ha tenuto in considerazione anche l’appropriatezza dei ricoveri. I numeri erano eccessivi prima – commenta – perché molti dei posti letto finora accordati alle strutture private non servivano realmente».

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