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Toni pacati, senza proclami. Solo il “progetto triennale” fa un po’ paura, perché i tifosi del Potenza se lo sono sentiti proporre più volte. E mai nessuno ci è riuscito. La sfida per Andrea Vertolomo e i suoi compagni d’avventura è ambiziosa: vincere lo scetticismo di una piazza scottata, che ha accolto con il minimo sindacale di perplessità gli ex gestori di una squadra – la Cavese – che ha chiuso la scorsa stagione in affanno. Vertolomo non si è negato al confronto sul suo recente passato, cercando di smarcarsi: «se sono venuti qui mister Agovino e il ds Flammia, che erano con me a Cava, vuol dire che sanno perché lì le cose non sono andate per il verso giusto. Fino a gennaio, fin quando non ci sono state ingerenze esterne, la nostra azienda calcistica aveva funzionato». Il concetto di azienda torna spesso.
L’ORGANIGRAMMA Le quote sociali sono divise al 50% tra Vertolomo e il socio Umberto Vangone (co-presidenti), ma fa parte del gruppo anche l’altro ex presidente della Cavese Giovanni Monorchio: «sono legato a Potenza – ci racconta – dall’esperienza di mio cugino Cavazza che ha indossato la storica maglia rossoblù». Andando oltre i ricordi, prendiamo atto di un sostanziale azzeramento di quelli che erano i precedenti collaboratori del club. Tutto ciò che non attiene alla sfera tecnica verrà gestito dalla struttura dell’Efab. Fernando Barbaro sarà il presidente onorario, Mimmo Rossiello il direttore generale, l’ente fiera ospiterà anche la sede sociale dalla quale saranno coordinati il marketing (Luca Barbaro) e l’area comunicazione (Simona Barbaro). In squadra c’è un uomo di calcio d’esperienza: si tratta di Nino Sellitti, responsabile dell’area amministrativa, già segretario di club importanti come Foggia, Benevento, Nocerina e Savoia.
SOCIETA’ APERTA Barbaro e Rossiello, nel raccontare di una trattativa con Notaristefani che ha rischiato di saltare fino all’ultimo, hanno anche precisato: «abbiamo sempre dato la priorità ai gruppi imprenditoriali potentini, ma chi si è mosso con concretezza e soldi sul tavolo è stato però Vertolomo con i suoi soci. Ciò non toglie che questa società è adesso aperta a qualsiasi contributo dal territorio, ogni imprenditore di Potenza e della regione che vorrà avvicinarsi con serietà troverà le porte aperte». Il progetto è triennale, dicevamo: «Puntiamo a una stagione di profilo medio-alto – puntualizza Vertolomo – consapevoli che però partiamo tardi e che il salto tra i professionisti ce lo poniamo come obiettivo sui tre anni. Poi magari, se subentrano le condizioni, proveremo ad anticipare i tempi. Ma solo se tutti ci aiuteranno».
AGOVINO BIS Il piatto forte arriva però dalla scelta del tecnico. Agovino, visto che si parla di calcio, è forse il miglior biglietto da visita che Vertolomo e Vangone potevano presentare per partire da un credito di credibilità. E’ allenatore vero, consapevole anche dell’eredità che trova. «So che l’anno scorso a Potenza con Giacomarro, che stimo tantissimo, hanno visto calcio di grande qualità – dichiara – e non posso pensare di proporre alla gente nulla di diverso. Nel 2012 con Capobianco sono stato qui solo un mese. Torno dove sono sempre voluto tornare, perché la panchina del Potenza non me la sono mai goduta. Siamo in ritardo e i top player al 31 luglio ormai sono andati via, ma posso promettere una squadra competitiva che suderà ogni giorno per la maglia». Doveroso il ringraziamento al Torrecuso, che senza eccessive polemiche l’ha liberato da un’intesa verbale, e alla Cavese l’ha fatto confermare ad alti livelli nella passata stagione dopo l’exploit di Terracina. Agovino porta con sé tutto lo staff di Cava (Belotti vice, Russo analista, Ferullo preparatore atletico, Casillo per i portieri) e – si spera – qualche giocatore di fiducia. Il tentativo estremo di convincere Gigi Palumbo e Campanella si è protratto nella notte, mentre Lolaico è già da considerarsi confermato. A seguire le trattative è il ds Daniele Flammia. Intanto per Cittadella parte la Juniores, mentre Acerenza potrebbe essere da martedì la sede del ritiro. Tutto di fretta, tutto in ritardo. Ma la sensazione, pensando alle scorse settimane, è che sia già un successo aver avviato la baracca.
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