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Per chi questi mari li ha navigati, ed ha patito, alla pari di altri, i postumi del naufragio, svegliarsi ieri mattina rendendosi conto della melma messa in chiaro dagli investigatori di Catanzaro, ha fatto rievocare eventi infelici e venire fuori riflessioni amare.
Inevitabile pensarlo: brutta cosa che, al netto delle singole responsabilità e dell’effettiva verità degli eventi apre il campo al dubbio sulla credibilità di un sistema che – dalla A ai campionati minori – sembra essere vittima di un male incurabile.
Viene spontaneo pensare che seguire qualsiasi tipo di partita non ha più senso, se il risultato è già deciso a priori. Viene quasi conseguenziale decidere di restare a casa sul divano, piuttosto che sobbarcarsi chilometri, ingoiare veleno e innervosirsi, ogni benedetta domenica.
Ma la cosa ancora più grave è comprendere ogni giorno di più a malincuore che questo sistema, collegato al circolo delle scommesse, è entrato in un vortice dal quale è praticamente impossibile uscire e nel quale due sono gli anelli deboli: i calciatori mal pagati e corruttibili e i tifosi che assistono a uno spettacolo il cui copione è deciso da altri.

a.pecoraro@luedi.it

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