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POTENZA – Il palazzetto di Montereale quando è stato chiuso, valeva intorno ai due milioni di euro: questa la stima fatta dai tecnici chiamati dal Coni per valutare la struttura. Lo stesso stabile, a distanza di sei anni, il Coni servizi lo cederebbe per 400.000 euro al Comune di Potenza. Ma il Comune quei soldi non li ha.
Questa è l’estrema sintesi delle “puntate precedenti”. Ma non solo. Questo è un punto fondamentale da cui far ripartire la riflessione intorno al futuro di questa gloriosa struttura ormai in piena decadenza. Perchè – come hanno mostrato le foto esclusive scattate all’interno della struttura da Andrea Mattiacci – quelle palestre tornino in vita sarebbero necessari molti lavori. Tantissimi lavori, approssimativamente intorno al milione e mezzo di euro. Ora la domanda è: se il Comune non ha i soldi (400.000 euro) per comprare il Palazzetto, dove troverebbe quelli che fare questa immensa mole di lavori? Ammesso anche che il Coni – ipotesi avanzata nell’intervista all’assessore Giuseppe Ginefra e pubblicata sabato scorso – cedesse la struttura gratuitamente al Comune, chi si accollerebbe quei lavori? Dove troverebbe il Comune tutti i soldi per ristrutturare l’intero impianto e poi – sempre riuscisse nel miracolo – dove troverebbe i fondi necessari per la gestione?
In un momento in cui sembrano essere in forse anche i servizi più essenziali, quale amministrazione compirebbe un’impresa così disperata?
«In realtà – spiega Leopoldo Desiderio, presidente del Coni Basilicata – il Coni servizi (la società che si occupa della gestione del patrimonio, ndr.) dei passi importanti li ha già fatti. Noi del Coni non abbiamo potere decisionale su queste strutture, però so con certezza che a ottobre scorso, durante la visita del presidente Malagò a Potenza si trovò un accordo di massima con il sindaco di Potenza Vito Santarsiero. In pratica l’accordo prevedeva che il Coni servizi cedesse il Palazzetto al Comune di Potenza in cambio, però, dei campetti da tennis di via Racioppi. E il Coni avrebbe poi venduto quei campetti alla Federazione italiana tennis. Nel frattempo noi non siamo rimasti immobili, sappiamo che ci sono dei lavori da fare, così io ho scritto una lettera al Coni di Roma e inviato anche un paio di preventivi per mettere in sicurezza l’impianto. Ma finora non ho ricevuto alcuna risposta. Comunque è ora dal Comune che noi aspettiamo una risposta, questi atti al Coni servizi non sono mai arrivati. E’ il Comune quindi che non ha fatto gli atti dovuti».
Gli atti dovuti per cedere una struttura da poco ristrutturata – i campetti di via Racioppi sono stati sistemati circa tre anni fa a un costo di 350.000 euro – per avere in cambio un impianto per il quale servono un milione e mezzo di lavori? Uno scambio che – per quanto si possa essere affezionati al Palazzetto del Coni – non sembra molto equo.
«Questa è una sua opinione – risponde Desiderio. Quella che noi cediamo è una struttura in una zona centrale della città. E poi è in cemento armato, quindi sicura sismicamente. Senza contare che oltre all’impianto in sè c’è anche tutto il pezzo di terra sotto sul quale magari si può in futuro costruire un parcheggio. Che poi i campetti di via Racioppi non sono mica in buone condizioni, i palloni sono già tutti rattoppati».
È comunque una struttura che funziona già oggi, mentre per rendere utilizzabile il Palazzetto di Montereale sarebbe prima necessario dover reperire dei fondi, poi passare ai lavori. Se tutto va bene servirebbero quattro anni. Ma a una vendita a privati non ci avete mai pensato? Tenendo magari ferma l’attuale detinazione d’uso…
«L’impegno del Comune di fatto ha bloccato la vendita. Ci hanno chiesto loro, dopo la chiusura, di valutare il valore dell’immobile. Nel frattempo sono passati troppi anni e dopo trattative durissime siamo arrivati a quei 400.000 euro. E’ stata colpa del Comune se abbiamo aspettato tanti anni: di privati interessati se ne sono già presentati tanti, ma quella prelazione del Comune ci ha sempre bloccato. E se ora aspettiamo ancora altri mesi la situazione non può che peggiorare: hanno rubato all’interno, il tetto è rotto e ci sono infiltrazioni che hanno fatto alzare il parquet».
Quindi se il Comune «leva il vincolo si fa subito un bando e si vende ai privati». E forse, per velocizzare i tempi e salvare ciò che è possibile salvare di quel nostro pezzo di storia, questa sarebbe al momento la soluzione migliore.
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