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DUE su due. Il totale dei gol messi a segno dal Sassuolo sono i suoi. E’ nella notte del San Paolo che la Serie A si è accorta in maniera definitiva di Simone Zaza. Non gli era bastato, fino a mercoledì sera, aver già realizzato il primo centro alla seconda giornata contro il Livorno. Forse perchè si è rivelato inutile, essendo finita quella partita 4-1 per i toscani.
Poi è arrivata la debacle con l’Inter di domenica scorsa, uno 0-7 (vissuto inizialmente in panchina) che aveva fatto sorridere sulla presenza nel grande calcio della matricola emiliana. La reale consistenza del Sassuolo – ovviamente da verificare in proiezione, al piano di sopra – può immaginarla solo chi l’anno scorso ha seguito la Serie B.
Un campionato dove Simone da Metaponto ha collezionato diciotto gol con l’Ascoli retrocesso, facendosi notare dalla Juventus. L’altra sera al suo fianco, in una coppia inedita come il 3-5-2 di Eusebio Di Francesco, c’era il calabrese Domenico Berardi: anche lui seguito con particolare interesse da Marotta. Zaza e Berardi sono entrambi in comproprietà tra Juventus e Sassuolo. Del loro destino se ne parlerà a fine stagione.
Una coppia giovanissima (Zaza è del ‘91, Berardi addirittura del 1994) che pare destinata a lasciare il segno nei prossimi anni. Eppure intorno al numero dieci neroverde non ci sono state sempre rose e fiori.
La nominata di ribelle e un carattere spigoloso, raccontato come meglio non si potrebbe dalla recente intervista che gli ha dedicato Sportweek, il settimanale della Gazzetta dello Sport.
Sulla testa di Zaza ha sempre gravitato una nuvola di scetticismo. Dopo l’exploit dell’ultimo campionato, quando ha lasciato il segno nonostante la retrocessione della sua squadra, sperava di giocarsi le sue chance (anche se non da titolare) in ottica Under 21.
Ma è rimasto deluso. Devis Mangia l’ha inserito nel primo listone dei convocati per l’Europeo di Israele, salvo lasciarlo poi a casa quando Immobile, Insigne e compagni sono saliti sull’aereo.
In attesa di capire quale sarà il suo futuro a lungo termine, Zaza punta a evitare la seconda retrocessione consecutiva che in curriculum potrebbe anche pesare, con il rischio di vedersi associata un’altra etichetta dopo quella di “testa calda” che si porta dietro dalle giovanili. E che ha comunque condizionato una carriera esplosa a scoppio ritardato. L’Atalanta se l’è cresciuto senza poi credere in lui. Anche alla Sampdoria è stato di passaggio, così come l’esperienza di Castellammare di Stabia in B non ha lasciato il segno. Ad Ascoli, poi, l’esplosione.
In estate per qualche settimana Simone Zaza è diventato uomo mercato, quando si profilava sui giornali un duello tra Milan e Juventus. Poi la soluzione. Marotta l’ha prelevato a titolo definitivo dalla Sampdoria per undici milioni di euro, pagabili in tre anni. Alla Samp è andata la metà di Gabbiadini.
Poi entra in scena il Sassuolo: la Juve gli gira Zaza in comproprietà rilevando, nell’affare, la metà del cartellino di Berardi. Ha tutte le sembianze di un giro di predestinati.
@pietroscogna
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