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L’ISPIRAZIONE non è mica di poco conto: Nino Ferri, il presidente della B.
Chiaramente in una proiezione di 50 anni più in là serve un altro tipo di mentalità: più manageriale. Quasi a voler fare del calcio un’azienda.
Ma il progetto per il nuovo Potenza, quello che dovrà diventare appena terminata questa stagione, il Potenza di Luciano Gioia c’è ed è ambizioso. Si può solo capire che il punto di snodo nevralgico sarà il Viviani.
Ma Gioia, nella sua prima apparizione davanti ai taccuini dei giornalisti, ha capito perfettamente che la punta di un iceberg in fase di formazione è e resta una squadra di pallone. E poco importa in che
categoria: «E’ chiaro che la nostra ambizione è mantenere la Serie D», dice candidamente, facendo intendere che non disdegnerebbe, in caso di retrocessione, di ambire a un ripescaggio, volendosi porre nel panorama calcistico italiano come un volto nuovo, come una persona seria che ha idee, ambizioni e, alle spalle una società forte.
«Intendo coinvolgere una ventina di persone, ma sia ben chiara una cosa: 
non voglio soldi, non cerco pubblicità. Voglio presentare un progetto unico per Potenza, un’idea titanica, e che dia una svolta al modo di concepire il calcio in città. Serve aggregazione soprattutto di idee». 
Uno dei primi passaggi sarà con Ferrara, patron dell’altra squadra di Potenza, ma nel frattempo, visto che Gioia per motivi di lavoro (CardioTek e altre società operanti nel settore sanitario) è molto impegnato molto fuori sede, sta cercando approcci anche con gente esterna al territorio potentino.
Il progetto sarà svelato al massimo entro l’inizio di marzo, ma il dato di fatto incontrovertibile è che Gioia, oggi, è il gestore del Potenza, alla cui interezza umana sta dando dignità, rimborsi e orgoglio. La società è ancora di Capobianco, ma il nuovo massimo dirigente è chiaro: 
«Fino alla fine della stagione mi faccio carico di tutte le incombenze, poi conto di creare una società per rilevare questo Potenza».
Possibilmente e chiaramente, aggiungiamo noi, senza che Capobianco chieda nulla in cambio, visto che finora ha avuto un aiuto insperato e risparmiato parecchio.

L’ISPIRAZIONE non è mica di poco conto: Nino Ferri, il presidente della B.Chiaramente in una proiezione di 50 anni più in là serve un altro tipo di mentalità: più manageriale. Quasi a voler fare del calcio un’azienda.Ma il progetto per il nuovo Potenza, quello che dovrà diventare appena terminata questa stagione, il Potenza di Luciano Gioia c’è ed è ambizioso. Si può solo capire che il punto di snodo nevralgico sarà il Viviani.Ma Gioia, nella sua prima apparizione davanti ai taccuini dei giornalisti, ha capito perfettamente che la punta di un iceberg in fase di formazione è e resta una squadra di calcio. E poco importa in che categoria: «E’ chiaro che la nostra ambizione è mantenere la Serie D», dice candidamente, facendo intendere che non disdegnerebbe, in caso di retrocessione, di ambire a un ripescaggio, volendosi porre nel panorama calcistico italiano come un volto nuovo, come una persona seria che ha idee, ambizioni e una società forte alle spalle.«Intendo coinvolgere una ventina di persone, ma sia ben chiara una cosa: non voglio soldi, non cerco pubblicità. Voglio presentare un progetto unico per Potenza, un’idea titanica, e che dia una svolta al modo di concepire il calcio in città. Serve aggregazione soprattutto di idee». Uno dei primi passaggi sarà con Ferrara, patron dell’altra squadra di Potenza, ma nel frattempo, visto che Gioia per motivi di lavoro (CardioTek e altre società operanti nel settore sanitario) è molto impegnato fuori sede, sta cercando approcci anche con gente esterna al territorio potentino. Il progetto sarà svelato al massimo entro l’inizio di marzo, ma il dato di fatto incontrovertibile è che Gioia, oggi, è il gestore del Potenza, alla cui interezza umana sta dando dignità, rimborsi e orgoglio. La società è ancora di Capobianco, ma il nuovo massimo dirigente è chiaro: «Fino alla fine della stagione mi faccio carico di tutte le incombenze, poi conto di creare una società per rilevare questo Potenza». Possibilmente e chiaramente, aggiungiamo noi, senza che Capobianco chieda nulla in cambio, visto che finora ha avuto un aiuto insperato e risparmiato parecchio.

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