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di SERENA RISPOLI*
Egregio direttore,
leggo i suoi editoriali su Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo e provo un misto di grande sgomento, ma anche di coraggio. Palermitana d’origine, vivo a Parigi dove lavoro come attrice ed insegnante di teatro. Faccio parte di una compagnia teatrale, Transit Teatro, che agisce tra Palermo e Parigi e la cui attività fa capo essenzialmente all’opera di un autore e regista palermitano, Gigi Borruso. La nostra ultima creazione, «Un errore umano» ruota intorno alla figura di una donna, Lia Burgio, che si confronta in modo drammatico e doloroso con la sua aspirazione a sfuggire ad una vita di ferocia e di barbarie, pagandone il prezzo più alto. Moglie di un boss mafioso, Lia si è rifiutata di chiudere gli occhi ribellandosi alla sua situazione ed è stata per questo internata in una clinica psichiatrica. Nello scrivere questo testo, Gigi Borruso si è ispirato a molte figure di donne reali e tutto quello che potrebbe sembrare frutto di una mente fervida è nient’altro che il riflesso della tragica realtà, che spesso anzi supera l’immaginazione, come dimostrano anche le storie di queste coraggiose donne calabresi. Le scrivo con l’intento di manifestarle il nostro appoggio e la volontà di associarci alle sue parole, lucide, chiare ed inequivocabili, com’è giusto sia l’atteggiamento di chi si pone contro uno stato di cose così grave e complesso. Sarebbe bello per noi poter presentare questo spettacolo anche in Calabria, nell’ambito delle iniziative da voi promosse intorno alle figure di Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo. Come puo’ ben immaginare, noi siciliani siamo avvezzi a questo genere di problematiche.
* attrice
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