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IL teatro Francesco Stabile, dopo il prestigioso e giusto riconoscimento nei giorni scorsi di Teatro storico lucano, ospita la proiezione del film “Pina” di Wim Wenders nell’ambito del “Festival città cento scale”. Il ricordo della famosa coreografa e ballerina tedesca Pina Bausch assume una valenza ancora più significativa per via della presenza a Potenza della lucana Aida Vainieri.
Aida Vainieri, ballerina e coreografa tra le più apprezzate da Pina Bausch, è nata a Potenza e ha vissuto in Basilicata sino all’età di 6 anni. Dal 1993 è entrata a far parte della compagnia di fama mondiale Tanztheater Wuppertal.
Il modello del teatrodanza di Bausch ispira non solo il film, che adotta sapientemente una prospettiva tridimensionale, ma anima i gesti, le movenze eleganti e le parole di Aida Vainieri. La rappresentazione dell’uomo, in una dimensione europea e contemporanea, è contornata dalla leggiadria dei passi e da una dimensione onirica e poetica che proietta lo spettatore al centro della scena. Sembra non esserci più distinzione tra realtà e rappresentazione. Il tridimensionale attribuisce corporeità a ciò che è immateriale e impalpabile amplificandone la profondità. La vita è danza, pura poesia, non occorrono parole ma movimenti repentini e simultanei che coordinano essere, vita e ricordo. Tante discipline artistiche si fondono e formano un unicum.
Sì perché l’insegnamento di Bausch è sempre vivo negli occhi di Aida Vainieri che, da una terra piccola come la nostra, ha raggiunto le vette del successo a livello internazionale, senza mai dimenticare le emozioni e le sensazioni provate in giovane età quando tutto è ancora da costruire.
«Ricordo il teatro Stabile come un sogno – racconta Aida Vainieri – mio nonno me ne parlava sempre. Oggi per me è davvero una grande emozione salire su questo palcoscenico. È una perla da custodire gelosamente perché rappresenta il cuore della città, un centro propulsore di cultura che ha le caratteristiche di un’opera d’arte. Si vede che è un contenitore culturale dalle enormi potenzialità e il suo vissuto, la sua storia, sono attaccati da tutte le parti».
Il ricordo più bello?
«Tanti, una voragine di ricordi legati ai miei sogni di bambina, alla mia famiglia, e in particolare a mio cugino, un medico venuto a mancare qualche anno fa, con il quale avevo un progetto molto importante: la realizzazione di un grande spettacolo di beneficenza per i bambini dell’Africa. Spero di portare a termine un giorno la nostra incompiuta perché sono mossa da una grande ispirazione»
Come nasce il tuo amore per la danza?
«Da bambina sentivo che qualcosa doveva cambiare nella ricerca della danza. Poi ho avuto la fortuna di incontrare Pina Bausch e così il suo lavoro e la mia vita si sono intrecciati completamente».
Cosa pensi del film di Wenders?
«È la dedica di ciascuno di noi a un indimenticabile maestro, è un preghiera di ringraziamento. Nasce da un progetto durato circa 22 anni che ha subito un chiaro mutamento una volta che Pina Bausch è scomparsa. La qualità è alta».
Linguaggi diversi usano lo spazio e lo modificano. Ciò che non muta è la spinta creativa dell’arte in tutta la sua interezza.

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