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IO speriamo che me la cavo. E’ questo il titolo del recital realizzato dai ragazzi del centro di aggregazione A Casa di Leo, gestito dalla Caritas diocesana di Potenza che ha sede nella cittadella di Bucaletto.
Il recital è stato presentato ieri mattina nella sede di Bucaletto, durante una conferenza stampa alla presenza dei responsabili della Caritas, Marina Buoncristiano, Giorgia Russo e Michele Basanisi, del presidente dell’Acli di Potenza, Michele Muscio e del presidente delle associazioni Il Sentiero e Spine nel fianco, Marco Pali. La Caritas con questo recital intende raccontare la povertà che sempre più attanaglia le famiglie. E sabato alle 20, i ragazzi del centro di aggregazione gestiti da Giorgia Russo e Roberto Lorusso saranno i protagonisti di un recital che intende raccontare la città sulle questioni relative al welfare state e alla povertà. Gli spettatori presenti sabato non pagheranno un biglietto, ma dovranno consegnare viveri e beni di prima necessità ai responsabili presenti al Teatro Francesco Stabile. Michele Basanisi ha rimarcato l’importanza del recital: «Solo lavorando insieme e con il sorriso è possibile alleviare i problemi delle famiglie presenti in città. Bisogna costruire la speranza puntando sulla voglia di aiuto reciproco tra giovani e famiglie in difficoltà».
Marina Buoncristiano ha sottolineato il lavoro dei ragazzi: «I nostri giovani sono stati impagabili accogliendo l’idea e facendo ben presto quadrato tra loro. Abbiamo lavorato congiuntamente consapevoli delle enormi difficoltà in cui versano le famiglie».
E’ toccato invece a Giorgia Russo dare i numeri della povertà in città: «Da noi sono arrivate duecentocinquanta famiglie nel corso del 2013. Il numero nel primo trimestre è cresciuto di quarantasette unità. Abbiamo consentito alle famiglie in difficoltà e con reddito inferiore ai cinquecento euro di poter pagare le bollette, evitando le sanzioni di Equitalia. A mio avviso va rimarcato lo studio elaborato dall’Università di Reggio Emilia che ha inteso sottolineare le difficoltà delle famiglie meno abbienti. Attualmente accogliamo 440 famiglie in crisi».
Grazie a questo percorso i ragazzi stessi durante la proiezione del film “Io speriamo che me la cavo” si sono fatti promotori dell’idea di poterlo mettere in scena avendo trovato tante assonanze tra il contesto dei più famosi alunni del maestro d’Orta e quello in cui loro stessi vivono.
Il 4 gennaio scorso sono andati in scena all’Auditorium dell’Immacolata presso il Seminario Minore, e successivamente proseguendo nel loro itinerario educativo hanno messo a disposizione degli altri il loro saper fare esprimendo con un gesto concreto di solidarietà, ovvero raccogliere beni alimentari non reperibili. Tutti a teatro, per capire, comprendere e collaborare. Io speriamo che me la cavo è anche questo.
f.menonna@luedi.it
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