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POTENZA – La stranezza è quella che in un teatro “Stabile” pienissimo martedì scorso, per la seconda serata della rassegna “Quartieri Contemporanei” ideata da Isabel Russinova ed organizzata con la collaborazione dell’Università di Basilicata, i posti occupati da studenti dell’ateneo sono inspiegabilmente pochi.
Stramberie potentine a parte è stato importante alla fine della piéce vedere il rettore Mauro Fiorentino sulle tavole del teatro “Stabile” consegnare due medaglie del trentennale dell’ateneo lucano: una all’attrice Daniela Poggi che per circa un’ora e un quarto si è esibita in un reading e l’altra alla scrittrice dei testi letti, la straordinaria Lia Levi.
Da una parte quindi l’assenza degli studenti e dall’altra la voglia del rettore di essere presente con forza in questa rassegna. Di presenze e di assenze parla anche lo spettacolo messo in scena.
Sul palco c’è una bravissima attrice con una lunga esperienza Daniela Poggi che è anche un piacere per gli occhi, bella, provocante con lo stile della donna vera specie nella seconda parte quando ha letto il testo inedito “30 rose Tea” improntato sulla violenza sulle donne.
E’ stata interessante e stimolante la lettura di questo testo che per la prima volta arriva in un teatro, fatto con la voglia, da parte dell’attrice, di mostrarsi in tutta la sua femminilità esplosiva: seduta su una poltroncina, appare con i capelli raccolti a mostrare un viso da “mille e una notte”, mentre legge aiutata dal muoversi delle sue abbaglianti e paradisiache gambe, a tratti scoperte, da un vestitino semplice e leggero abbassato a mostrare le spalle, il tutto come un concerto nel quale dare forma ad un monologo- racconto profondo, ma è un richiamo ad essere donna anche nelle situazioni più violente e feroci.
Daniela Poggi mette in scena una donna che narra la sua storia d’amore mentre difende suo marito che però la maltratta.
Una moglie che per sentimento o per vergogna aspetta e spera nel cambiamento del consorte che non avviene: per ogni pugno, schiaffo, maltrattamento fisico e morale da parte di quello che di fatto non è più un uomo ma una larva empia di se stesso, si passa al suo pentimento presunto rappresentato dalla delicatezza e dal fuoco dei colori di una rosa Tea.
Alla fine saranno 30 le rose sulla tomba della donna.
Meno teatrale ma non meno emozionante il racconto tratto dal romanzo “Una bambina e basta” , l’infanzia vissuta da Lia Levi nascosta in un convento di suore per sfuggire alle persecuzioni dei fascisti e delle SS .
Sul palco c’era tutto questo ma a pesare sono le superficialità della messa in scena.
Daniela Poggi appare sul palco nudo a sipario aperto con diversi fogli in mano che le impediscono i movimenti, vicino a lei una violinista Martina Mariti praticamente impalpabile.
Stessi fogli in mano nella seconda parte dello spettacolo, ma in questo caso pesano ancora di più perché il testo era teatrale è sarebbe stato opportuno recitarlo non leggerlo.
E’ comunque stata una lettura di valore con una brava attrice, ma la platea del teatro forse meritava un po’ di più di un qualcosa che è apparso, aldilà del valore dei testi di Lia Levi, pigro e accidioso.
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