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«MATERA è la città stessa un’opera d’arte. Credo che viverla insieme, in quanto città opera di tutti – dall’artefice della prima caverna a oggi – sia la chiave per diventare capitale europea della Cultura nel 2019». A Vittorio Storaro, mago delle luci, tre volte premio Oscar, è bastato uno sguardo rapido sui Sassi e “annusarne” l’aria per pochi istanti per entrare immediatamente in sintonia con lo spirito più autentico della città. Senza saperlo, per definire il punto di forza di Matera, il maestro fa ricorso proprio a quello che è il claim scelto per il dossier di candidatura per il 2019: “Insieme”. «Si cresce non da soli, ma insieme- sottolinea Storaro nel corso dell’incontro con la stampa che ha preceduto il seminario “Emozioni di luce”, ospitato nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi – conservare la propria cultura è senza dubbio importante, ma se non ci si apre al confronto con altre esperienze non si cresce mai veramente». E il suggerimento vale tanto di più, in quanto arriva non solo da un grande della cinematografia mondiale, ma anche da un ex “diretto concorrente” per la corsa a capitale della Cultura. «Ero parte del Comitato organizzatore di Urbino per via di una laurea ad honorem ricevuta qualche anno fa – rivela- per questo so bene il lavoro richiesto per raggiungere questo traguardo e ritengo che Matera sia sulla strada giusta». Parole che, ovviamente, riempiono di orgoglio il sindaco della città Salvatore Adduce che, poco prima, aveva dato il benvenuto all’illustre ospite appuntandogli al petto la spilletta con il logo di Matera 2019, ovviamente con molte meno complicazioni rispetto all’analoga operazione compiuta, qualche giorno fa, con l’ubertosa Katia Ricciarelli. «Sono onorato di darle il benvenuto- dice, accompagnando le parole con una robusta stretta di mano, il primo cittadino – mi auguro che a Matera si senta come a casa, perchè, in quanto patrimonio dell’Unesco, la città è bene dell’umanità e appartiene a tutti». E, in effetti, un po’ a casa Storaro si sente, pur non essendo mai passato prima per Matera, in virtù della lunga collaborazione con Francis Ford Coppola, figlio eccellente della vicina Bernalda. Il suo primo Oscar, ottenuto con “Apocalypse now”, in fondo profuma un po’ di Lucania. L’emozione, non solo sul volto del sindaco, ma anche degli altri presenti è palpabile: la soprintendente Marta Ragozzino (come sempre impeccabile padrona di casa), il presidente della Lucana film commission Paride Leporace e persino Emanuele Frascella, a cui si deve la presenza del maestro a Matera, riescono a dire solo poche parole. Padrone assoluto della scena è lui e soltanto lui: Vittorio Storaro. «E’ da anni che inseguo Matera attraverso la ricerca di immagini, documenti, materiale cinematografico- confessa il maestro – per la prima volta ne riesco a calpestare il suolo. E devo ammettere che l’impatto è notevole, ma d’altra parte l’Italia intera è un grande museo a cielo aperto; se solo i politici lo capissero, in questo Paese di cultura non solo si potrebbe mangiare ma vivere». Poi la sua riflessione si sofferma sul molteplice significato che ha la parola luce nelle diverse culture e nei vari ambiti della scienza e dell’arte: un simbolismo che può richiamare il divino o l’energia, da cui comunque non si può prescindere. Ma il seminario di Matera per Storaro è soprattutto l’occasione per presentare “L’arte della cinematografia”, il suo omaggio ai 150 fotografi che hanno fatto la storia del cinema. Per Maurizio Giannandrea, presidente dell’Accademia della luce che ha voluto l’incontro di Matera, il primo passo per far crescere nella città una cultura della luce. E che il terreno sia più che fertile lo conferma la sala Levi gremita per assistere alla “lezione” del maestro e “accendersi” delle “emozioni di luce” che solo un fuoriclasse come Storaro è capace di regalare. In effetti, a pensarci bene, ha ragione lui: “La grande bellezza” è una rondine che non fa primavera, in un panorama nazionale tutto sommato povero rispetto a quando Francis Ford Coppola si stupiva dello straordinario numero di grandi registi che la “piccola” Italia era in grado di esprimere rispetto alla sterminata America; la vera grande bellezza sarebbe tornare ad avere un cielo pieno di rondini. Matera, intanto, si gode la sua primavera del cinema, iniziata con Vittorio Storaro e pronta a proseguire con la settimana dell’Efa del genio della macchina da presa Wim Wenders

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