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Torna in Basilicata Lucilla Giagnoni, attrice di teatro impegnata da tempo in una particolarissima attività di rilettura di alcuni testi storici, posti in relazione con la scienza. Dell’attrice toscana si ricorda già il “Vergine Madre” interpretato anche nel suggestivo scenario della Chiesa Madre di Pisticci (era l’aprile del 2008) e “Big Bang”, andato in scena nella cornice del Castello di San Basilio, sempre a Pisticci, nell’agosto del 2010. Questa volta il grande estimatore di Lucilla Giagnoni porta il suo ultimo spettacolo al cine teatro Andrisani di Montescaglioso (oggi dalle ore 21).
L’appuntamento è organizzato, infatti, dalla Menabò – Creazioni d’Arte srl, casa editrice pisticcese che persegue anche l’attività di promozione ed organizzazione di eventi di alto profilo artistico e culturale di cui l’ingegnere Carlo Pastore, già alla guida di Omcm, è titolare e presidente.
“Ecce Homo” è lo spettacolo che andrà in scena. Una sorta di monologo che sembra voler seguire i passi (almeno nell’impostazione) dei precedenti lavori dell’artista, peraltro in grado di raccogliere ampio successo. L’interrogativo è di dimensioni esistenziali. Cos’è l’uomo? Cosa significa, davvero, essere uomini? L’uomo moderno è davvero il re del mondo, quello capace di determinare il destino del pianeta grazie alla tecnica? Oppure la sua dimensione si avvicina di più alla favola del re caduto dal trono? La risposta non è affidata ad un trattato scientifico, ma ad una rappresentazione teatrale che non rinuncia alla sua forza ed ai suoi linguaggi.
Il nuovo viaggio di Lucilla Giagnoni in Basilicata è iniziato a Matera, ieri sera (ore 21), all’interno di Casa Cava, in cui l’artista tornerà ad inscenare il suo “Vergine Madre”, un racconto creato intorno alla Divina Commedia di Dante. Questa mattina, invece, Lucilla Giagnoni sarà al liceo classico “Giustino Fortunato” di Pisticci per un incontro con gli studenti. “Ecce Homo” concluderà la due giorni nella rappresentazione di Montescaglioso. «E’ la frase che viene attribuita a Pilato quando mostra alla folla assatanata un Uomo (per alcuni il Messia, per altri un impostore), flagellato, torturato, ridotto al livello più infimo dell’essere umano: uno straccio di sangue e carne con in testa una corona di spine, mascherato per la burla da Re del Mondo».
E’, questo, una sorta di incipit ideale dello spettacolo. L’antefatto evolverà in un punto di domanda centrale all’interno del monologo, che sembra voler continuare a scrutare gli orizzonti più intimi ed ancestrali dell’essere umano, in una sorta di continuità ideale con la trilogia della spiritualità, tema dominante in “Vergine Madre”, “Big Bang” ed “Apocalisse”.
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