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POTENZA – Il disgusto per la lingua parlata. La stagione teatrale di Potenza 2013- 2014 organizzata dal consorzio “Teatri Uniti” di Basilicata questa sera proporrà al teatro “Stabile” di Potenza a partire dalle 21, una nuova sfaccettatura e nuovi sapori del grande mondo del teatro, sarà messa in scena “Aure” ad opera della compagnia Teatropersona. La piéce chiude quella che è stata chiamata dalla compagnia la Trilogia del silenzio (preceduto da “Beckett Box” e “Il Trattato dei manichini”) ed è ispirato a quel grande fiume di parole che è “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust. Il lavoro di Alessandro Serra che si è occupato della drammaturgia, delle scene, delle luci, suoni e regia va a costruire con i corpi e i movimenti degli attori (Daria Menichetti, Chiara Michelini, Francesco Pennaccia e Valentina Salerno) non il racconto e la ricerca filosofica dello scrittore francese ma a ricercare e riproporre le immagini, le figure e i luoghi. La compagnia Teatropersona, fondata nel 1999, vuole dirigersi oltre il linguaggio parlato, oltre l’ambiguità della parola, oltre la volgarità del dire attraverso convenzioni e segni verso la “castità del silenzio”. Alessandro Serra, insieme alla co-fondatrice Valentina Salerno e agli altri attori del gruppo, si faportatore nel mondo di uno stile teatrale che nasce dalle intuizioni della biomeccanica del genio Mejerchol’d esasperandola con lo studio delle arti marziali e del teatro orientale. Un percorso di superamento della parola che passa anche per le idee di Yves Lebreton e del suo metodo di teatro corporeo. “Aure” dirà senza usare le parole, scarnificherà la parola dalla sua utilità in un modo di fare teatro senz’altro affascinante e che indica una strada di sperimentazione comunicativa oltre naturalmente che artistica. In questo percorso oltre che emozionale e di tensione, sul palcoscenico il realismo si sfalderà, si frantumerà nel vuoto, il silenzio sarà quasi come un “antidoto agli eccessi del quotidiano”. Lo spettacolo, racconta la compagnia nella presentazione, è come il sogno si compie in una dimensione che non è la realtà ma che dalla realtà trae nutrimento, rubandone le immagini”. Interessante sarà capire anche in assenza di narrazione testuale il ruolo del tempo protagonista, tra l’altro, dell’opera proustiana, al quale “Aure” si ispira. Una scelta coraggiosa ed importante per il consorzio “Teatri Uniti” che presenta al proprio pubblico una piéce totalmente diversa dalle precedenti ed apre le porte del teatro potentino ad un tipo di teatro apprezzato moltissimo in Europa e che certamente ha tanto da insegnare ed affascinare.
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